Il Sole 16.2.16
La questione industriale. Ieri a Bruxelles la manifestazione organizzata dagli imprenditori manifatturieri europei
«Un errore riconoscerla economia di mercato» - Pechino: l’Europa sia prudente
BRUXELLES
Ecco il volto dell’acciaio europeo. Migliaia di caschetti di diversi
colori e tute da lavoro fluorescenti, lavoratori provenienti dalle
maggiori aziende siderurgiche presenti sul territorio comunitario, che
hanno marciato ieri nel centro di Bruxelles per dire no al
riconoscimento dello status di economia di mercato (Mes) alla Cina. Una
decisione che rischia di peggiorare la difficile situazione del mercato
dell’acciaio Ue.
Cinquemila le persone che si sono assiepate sotto
la sede della commissione europea dopo avere marciato in corteo nelle
strade della capitale belga. Nutrita la delegazione italiana, guidata
dal presidente di Federacciai Antonio Gozzi e dal direttore Flavio
Bregant, giunta in Belgio con un apposito charter. Gli operai di Tenaris
Dalmine, Ori Martin, Aso Siderurgica, Duferco, Arvedi, Acciaierie
Venete, Gruppo Beltrame, Acciaierie Valbruna, Feralpi, Ferriera
Valsabbia, Nlmk, Alfa acciai, Acciai speciali Cogne, Raffmetal Capra
(per le fonderie) hanno sfilato, partendo dal parco del Cinquantenario
per presentare alle istituzioni europee un manifesto per un mercato
libero e corretto. Tra di loro anche alcuni imprenditori: Mario
Caldonazzo di Arvedi e Uggero de Miranda con Giovanni Marinoni, di Ori
Martin. Tra gli aderenti all’iniziativa anche Confindustria Ceramica:
«L’industria ceramica italiana sta lavorando per ottenere il rinnovo dei
dazi sulle importazioni di ceramica cinese - spiega il presidente
Vittorio Borelli -: è una misura indispensabile per riequilibrare in
Europa la competizione tra settori industriali dei diversi nel mondo».
L’acciaio
italiano, in particolare, ha voluto mostrare la sua faccia per
ricordare ai legislatori europei che esiste un manifatturiero che
produce in un quadro di regole condiviso e che necessita di tutele
(«chiediamo solo di competere ad armi pari» spiegano De Miranda e
Marinoni) in un difficile contesto di sovraproduzione conclamata a
livello mondiale, aggravato dalla concorrenza sleale cinese, che sta
riversando sulle frontiere prodotti a basso prezzo.
La situazione
rischia di diventareingestibile. In queste settimane la Commissione ha
fissato dazi per il tondo, poi per i laminati a freddo, e ora sta
studiando altre misure, in particolare per i coils a caldo, prodotto
che, come ricorda Caldonazzo, nel 2015 ha visto aumentare di oltre il
50% le importazioni extra Ue in Italia. Si corre ai ripari, mentre
Pechino da parte sua replica, chiedendo «prudenza e moderazione» all’Ue
per risolvere le controversie commerciali legate all’esportazione di
acciaio. Il Mes alla Cina renderebbe però più difficile utilizzare
strumenti di difesa.
«L’allarme resta elevato, il riconoscimento
del Mes sarebbe un assurdo, dobbiamo stare in guardia – spiega Antonio
Gozzi -. Fino ad oggi le istituzioni non ci hanno ascoltato, sta però
cambiando il vento - osserva -. C’è un’intonazione politica diversa: lo
dimostra la posizione ferma del ministro Guidi». Nei giorni scorsi,
insieme ad altri sei ministri di altrettanti paesi europei, ha inviato
una lettera alla Commissione chiedendo attenzione nel dibattito
Mes-Cina. «C’è più sensibilità rispetto al passato – spiega Gozzi -:
rischiamo di perdere migliaia di posti di lavoro».
Ieri la
delegazione italiana ha incontrato il vicepresidente del Parlamento
europeo, Antonio Tajani, insieme ad una rappresentanza di parlamentari
(tra questi Massimiliano Salini e Patrizia Toia). Tajani, che nel 2013
ha promosso e curato, insieme ai portatori di interesse, un Action plan
per l’industria siderurgica comunitaria, si è rammaricato, in
particolare del fatto che gli obblighi del piano, che conteneva misure
per iniziare a gestire la difficile situazione di mercato (senza però
prevedere strumenti per governare la situazione sul piano sociale )
rimangono ad oggi inattuati.
In serata non è tardata ad arrivare
la risposta delle istituzioni comunitarie alla marcia di protesta.
«Vogliamo agire rapidamente e insieme, questo non è il tempo di darsi la
colpa ma dell’azione» ha detto la commissaria Ue al mercato interno,
Elzbieta Bienkoswska , ricordando che «non saranno tollerati dumping o
sussidi» di stato. A sua volta il vicepresidente della Commissione Ue
Jyrki Katainen ha cercato di sgombrare il campo da equivoci,
sottolineando che «la Commissione Ue intende continuare a fare pieno uso
di tutti gli strumenti di difesa commerciale per assicurare un terreno
di gioco globale equo».
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Matteo Meneghello