venerdì 5 febbraio 2016

il manifesto 5.2.16
Uno studente gramsciano appassionato di movimenti operai
Il ritratto. Giulio non era un attivista, ma un ricercatore tra i più brillanti a Cambridge. Osservatore attento e curioso delle dinamiche politiche del paese, più volte premiato per i suoi studi sul Medio Oriente
di Giuseppe Acconcia


La stampa mainstream sta associando i volti di Valeria Solesin, vittima degli attentati di Parigi del 13 novembre scorso, e di Giulio Regeni, trovato morto lo scorso 3 febbraio nella periferia del Cairo. Si tratta di figure davvero diverse, scomparse in circostanze forse quasi opposte.
Ricordiamo Giulio associandolo invece alla compagna egiziana Shaimaa el-Sabbagh, scomparsa esattamente un anno prima e lo stesso giorno del ventottenne friulano, proprio in Egitto.
Il 25 gennaio 2015 veniva uccisa la poetessa e attivista socialista mentre portava una rosa in piazza Tahrir. In quel caso fu un alto funzionario della polizia egiziana ad aver premuto il grilletto, mentre Shaimaa e i suoi amici si recavano verso Tahrir. Anche Shaimaa aveva passato anni della sua vita con i lavoratori e nelle fabbriche egiziane, così come Giulio si stava occupando di movimenti sindacali. Entrambi avevano visto nel sogno di piazza Tahrir una possibilità di riscatto senza precedenti per il popolo egiziano e in particolare per i diseredati e i lavoratori: tra i protagonisti delle rivolte di cinque anni fa.
Entrambi condividono poi una stessa formazione marxista. Giulio ha applicato le teorie di Gramsci alle sue ricerche sui movimenti di piazza del 2011 e in particolare al movimento operaio in Egitto.
Oltre questa linea non è possibile andare per tracciare un parallelo tra Shaimaa e Giulio perché il dottorando italiano non era un’attivista e la giovane poetessa egiziana sì.
Giulio non faceva politica in Egitto ma ne seguiva semplicemente le dinamiche.
Studiava la fase delicatissima che i movimenti operai stanno attraversando nel paese, completamente schiacciati dalla repressione del regime e dal sindacalismo filo-governativo.
Dopo le rivolte del 2011, solo sindacati indipendenti e partito Wasat erano pronti a formare nuove formazioni politiche. Non solo, il sindacalismo indipendente era stato invogliato dalla prima legge che permetteva a questi gruppi di trovare finalmente una forma di legalizzazione. Tutto questo è stato insabbiato con il golpe militare del 2013.
Di questo si occupava Giulio, può sembrare un argomento scomodo ma in realtà non dovrebbe esserlo per un paese che aspira a una transizione democratica, com’era l’Egitto nel 2011. Invece, della dura fase che i movimenti vicini ai lavoratori in Egitto pochi si sono occupati come ha fatto Giulio.
E così per compagni e amici si tratta di una perdita enorme.
Giulio era uno dei più brillanti studiosi dell’Università di Cambridge. Da studioso marxista, si era occupato da tempo dei movimenti operai in Medio oriente.
A 17 anni era andato a studiare in New Mexico per poi trasferirsi in Gran Bretagna. Nel 2012 e nel 2013 ha vinto due premi al concorso internazionale dell’Istituto regionale di studi europei per ricerche sul Medio Oriente. Da mesi si era trasferito al Cairo per condurre la sua ricerca dottorale.
La famiglia ha raggiunto la capitale egiziana pochi giorni dopo la diffusione della notizia della sua scomparsa. Per giorni non ci sono state novità significative sulle circostanze della sparizione improvvisa. Un colloquio tra il ministro degli Esteri, Paolo Gentiloni, e il suo omologo egiziano, Sameh Shokry, ha fatto accelerare le indagini con il tragico epilogo delle scorse ore.
Anche ieri, per ore, né la famiglia né gli attivisti per la difesa dei diritti umani hanno potuto vedere il cadavere.
Nel suo paese di origine, Fiumicello in Friuli Venezia Giulia, la comunità ha accolto con grande sgomento la notizia.
il collettivo del manifesto si unisce al cordoglio dei familiari e degli amici