sabato 13 febbraio 2016

il manifesto 13.2.16
Il fiorino magico a caccia di Mps
Risiko bancario. Sullo sfondo dalla già discussa riforma delle banche di credito cooperativo, il progetto delle Bcc toscane più ricche, tutte riconducibili al giglio magico renziano, di trasformarsi in spa senza troppi sacrifici economici. Con Bini Smaghi alla guida del futuro gruppo creditizio, per dare l'assalto al Monte dei Paschi.
di Riccardo Chiari

Nel risiko creditizio auspicato a destra e a manca, spazio anche alla fantapolitica bancaria: e se il boccone ghiotto per le banche di credito cooperativo vicine a Matteo Renzi non fosse la piccola, e malandata, nuova Etruria ma il terzo gruppo italiano, quel Monte dei Paschi che continua a precipitare in borsa nonostante i conti tornati, almeno rispetto alla concorrenza, abbastanza in ordine?
Per certo la riforma delle Bcc, approvata due giorni fa dal governo, non è ancora nero su bianco in un decreto ma ha già provocato polemiche. Alcune mirate. “Ora Renzi si vuole fare il fiorino magico”, ha tuonato il forzista Antonio Tajani sul Qn che vede al suo interno la toscanissima Nazione. Mentre il Fatto quotidiano ha riepilogato gli ottimi rapporti che intercorrono fra il “giglio magico” e le Bcc toscane più floride (gruppo Cabel e Chianti Banca), ipotizzando l’interesse di quest’ultime per Etruria. La nuova, s’intende, perché sulla vecchia Bpel la procura aretina ha già aperto l’inchiesta per bancarotta fraudolenta.
Dal canto suo il Corriere della sera ha segnalato le critiche (da Confcooperative a Legacoop) ad un provvedimento che la vulgata dice essere stato cambiato in corsa. Ad opera di quel Luca Lotti che di Bcc se ne intende, visto che il padre è sulla plancia di comando della Banca di Cambiano. Cioè la capofila del gruppo Cabel, in quell’Empolese-Valdelsa da cui provengono alcuni colonnelli renziani, a partire dal segretario toscano dei democrat Dario Parrini.
Fra i fatti e le ipotesi, precedenza ai primi. Ad esempio, ieri il direttore di Chianti Banca, Andrea Bianchi, ha assicurato: “A noi interessano solo altre realtà del movimento cooperativo, Banca Etruria non ci interessa”. Poi Bianchi ha annunciato che Chianti Banca approverà il bilancio 2015 – che si annuncia positivo — nell’assemblea di aprile, nel corso della quale i soci chiameranno alla presidenza Lorenzo Bini Smaghi. Altro personaggio in consolidati rapporti, da anni, con l’attuale inquilino di palazzo Chigi.
Peraltro Bini Smaghi, attuale presidente di Société Génerale ed ex del comitato esecutivo Bce, è figura autorevole nel macrocosmo bancario. La sua discesa a Chianti Banca, che è sì florida ma ancora relativamente piccola, avrebbe molto più senso nel quadro di quanto abbozzato mercoledì dal consiglio dei ministri sulle Bcc.
Diversamente dal decreto legge presentato dal Tesoro, che prevedeva una sola capogruppo per le 360 Bcc, il governo vorrebbe dare alle banche più grandi la possibilità di sganciarsi. Così nella bozza di decreto le banche con più di 200 milioni di riserve sono libere di uscire, lasciando il 20% delle riserve all’erario per poi diventare spa. Una decina sono pronte da tempo. Proprio quelle toscane, da Chianti Banca all’altrettanto florido gruppo Cabel (Bcc di Cambiano, Pisa e Fornacette, Castagneto Carducci e altre).
In realtà i passaggi tecnici della possibile uscita non sono ancora definiti. Così il presidente di Federcasse, Alessandro Azzi, dopo le prime critiche frena: “Non conosco il testo. Il fatto che finalmente ci sia un provvedimento è di per sé una buona cosa, ma per una valutazione attendo di vedere il decreto”. Sul quale interviene anche Pierluigi Bersani. Non certo tenero: “Sulla riforma delle Bcc è il caso di riflettere bene. Liberare le riserve di una cooperativa creerebbe un precedente molto serio. Si tratta infatti di colpire al cuore il concetto stesso di cooperazione”.
Nel mentre a Piazza Affari continua il calvario del Monte dei Paschi (e di Carige). Dopo aver perso il 10% mercoledì, ieri Mps è andato sotto del 5,8% quando le altre banche recuperavano in doppia cifra. “Sono arrabbiato – dice l’ad Fabrizio Viola — perché i mercati non riconoscono i risultati di quattro anni di lavoro per riportare la banca ai livelli che le competono”. Ah, i mercati. Ora il titolo vale 0,46 euro. Una miseria per il terzo gruppo italiano. E i senesi più attenti stanno vedendo una gran migrazione di clienti. Da Mps a Chianti Banca. Intanto Renzi va a Radio anch’io, e meleggia i rosiconi: “L’Europa ha pensato un po’ troppo alle banche e un po’ poco alle famiglie”. Non male questa.