il manifesto 10.2.16
Il “muro” di Netanyahu contro le Ong progressiste
Israele/Territori
occupati. La Knesset ha approvato in prima lettura la controversa legge
sulla "Trasparenza" che obbliga le Ong, di fatto solo quelle di
sinistra, a pubblicare le loro fonti di finanziamento dall'estero. Una
punizione per chi contesta la politica del governo di destra
di Michele Giorgio
GERUSALEMME
Israele «è circondato da belve feroci» e per questo avrà «una barriera
di sicurezza che lo circonderà per intero», annunciava ieri il premier
israeliano Benyamin Netanyahu durante un sopralluogo lungo il confine
con la Giordania, dove è in fase di costruzione un altro Muro di 30
chilometri, che si aggiunge a quelli nella Cisgiordania occupata e lungo
la frontiera con l’Egitto. Le barriere però il governo Netanyahu sembra
costruirle non solo in faccia a palestinesi e arabi ma anche
all’interno della società israeliana. Lunedì sera la Knesset ha
approvato in prima lettura, con 50 voti a favore e 43 contrari, la
controversa legge sulla “Trasparenza”, promossa dalla ministra della
giustizia Ayelet Shaked, del partito nazionalista religioso Casa
ebraica, che obbliga le Organizzazioni non governative (Ong) a
pubblicare con grande frequenza e in modo dettagliato le loro fonti di
finanziamento dall’estero. Eliminato invece, su richiesta di Netanyahu,
l’articolo della legge che imponeva ai rappresentanti delle Ong in
visita alla Knesset di portare ben visibile sulla giacca uno speciale
badge identificativo.
Si tratta di una iniziativa della destra
israeliana che va avanti già da alcuni mesi. A prima vista qualcuno
potrebbe pensare che sia giusto conoscere le fonti di finanziamento
dall’estero delle Ong. In realtà la legge vuole colpire solo le Ong di
sinistra e quelle che si occupano della tutela dei diritti umani. Prende
di mira chi riceve il 50% dei fondi dall’estero – Unione europea,
governi, associazioni e fondazioni – mentre chiude un occhio sui
finanziamenti alle Ong di destra o vicine al governo, tranquille perchè
possono contare soprattutto su donazioni locali. La ministra Shaked ha
condannato chi si oppone alla nuova legge e ha attaccato frontalmente
“Breaking the Silence”, l’associzione che raccoglie le testimonianze di
soldati su crimini di guerra, perchè avrebbe ricevuto una donazione di
42.000 euro da un’organizzazione cristiana olandese in cambio di almeno
90 prove schiaccianti della responsabilità delle forze armate
israeliane.
Ad appoggiare la ministra della giustizia sono stati
in particolare due deputati, sempre di “Casa ebraica”, Bezalel Smotrich e
Yinon Magal, che da tempo affermano che le Ong progressiste
lavorerebbero al servizio di stranieri desiderosi di usare certe
informazioni contro Israele. Smotrich sostiene che a certe Ong non deve
essere permesso di «rappresentare» gli interessi di Stati esteri
all’interno di Israele e di danneggiare il Paese. La “Trasparenza” che
viene tassativamente richiesta sui finanziamenti che arrivano
dall’estero non sembra però riguardare anche Ong e associazioni della
destra. «Una indagine fatta dall’agenzia Walla – spiega Sarit Michaeli,
portavoce di B’Tselem che tutela i diritti umani nei Territori
palestinesi occupati — ha rivelato che il primo ministro Netanyahu
riceve dall’estero gran parte delle donazioni a lui destinate e così
molti membri del governo. La stessa ministra Shaked riceve da altri
Paesi il 40% del totale degli aiuti finanziari alla sua attività
politica. E alle Ong legate alla destra, specie quelle che promuovono la
colonizzazione, sulla base di un accordo raggiunto con le autorità non è
richiesto di rivelare tutte le loro fonti di finanziamento. Piuttosto
modeste sono state le proteste in Parlamento all’approvazione in prima
lettura della legge sulla “Trasparenza”. Hanno alzato la voce solo i
partiti arabi, in particolare i tre deputati di Tajammo (Balad) Hanin
Zoabi, Jamal Zahalka e Basel Ghattas che saranno sospesi per alcuni mesi
dalla Knesset per aver fatto visita alla famiglia di un palestinese
responsabile di un attacco contro israeliani.