e così siamo pronti per la guerra
Repubblica 28.2.16
Elicotteri e 1.200 uomini, i primi contro l’Is
Entro
l’estate, l’Italia potrebbe diventare il paese con più “scarponi sul
terreno” in Iraq: il potenziamento dell’impegno contro l’Is prevede di
portare il contingente a oltre 1.200 militari. Reparti con una missione
che non comprende il combattimento, ma che nelle prossime settimane si
potrebbero pericolosamente avvicinare alla linea del fuoco. Presto,
probabilmente entro marzo, arriverà in Kurdistan lo squadrone di
elicotteri italiani che aiuterà i peshmerga nella guerra contro lo Stato
islamico. Ci saranno i grandi Chinook da trasporto a doppio rotore. Ma
la missione più insidiosa toccherà ai tre Nh 90 incaricati di soccorrere
i feriti a ridosso della prima linea: il rischio di finire sotto il
tiro del Daesh è elevato. Gli equipaggi sono abituati: sono tutti
veterani dell’Afghanistan e appartengono al Reos, la squadriglia delle
forze speciali. I loro velivoli sono zeppi di equipaggiamenti hi-tech,
con cabine blindate e mitragliere sulle fiancate. Oltre a recuperare i
feriti, non si può escludere che vengano chiamati anche a “esfiltrare”
commandos alleati caduti in imboscate. Attività queste che richiedono
una scorta ravvicinata ed ecco che prende piede l’ipotesi di mandare in
Kurdistan almeno due Mangusta da combattimento: sarebbe un altro
primato, perché nessun paese occidentale ha schierato elicotteri da
battaglia contro l’Is.
Ancora più complessa si annuncia la
protezione del cantiere della diga di Mosul. Sarà affidata a quasi
cinquecento bersaglieri della brigata Garibaldi: l’unica task force
straniera in territorio iracheno, per questo subito osteggiata dall’ala
dura del governo di Bagdad.
L’infrastruttura sorge a circa cinque
chilometri dagli avamposti con la bandiera nera ed è facile prevedere
che il Califfato farà di tutto per ostacolare le riparazioni di
quest’opera, destinata a diventare un simbolo della riscossa contro i
jihadisti.