venerdì 26 febbraio 2016

Corriere 26.2.16
La rabbia a sinistra per l’«abbraccio mortale» di Verdini: ora il Congresso
Appunti Monica Cirinnà ieri al Senato scrive su un foglio: «Oggi l’Italia volta pagina sul diritto di famiglia»

ROMA «La scissione? Faremo di tutto per evitarla». Roberto Speranza lascia Palazzo Madama trafelato e scosso, dopo aver provato a placare i suoi senatori in una sala riservata. Erano in venti e chi c’era li descrive furibondi, pronti a sparare parole infuocate contro «l’abbraccio mortale» di Denis Verdini a Renzi.
Speranza ha la cautela nel sangue ed è uno che, nella battaglia per i diritti civili, ci crede davvero. Per questo ha chiesto ai senatori imbufaliti di aspettare un giorno, prima di partire all’attacco. «Portiamo a casa un provvedimento simbolico — ha ammonito per calmare gli animi di Gotor, Fornaro, Guerra e degli altri della minoranza —. La nostra posizione deve essere durissima, ma ora è giusto che emerga soddisfazione per le unioni civili». Presto però la war room si surriscalda e la preoccupazione trova sfogo nelle parole dell’«esterrefatto». Speranza: «Verdini in maggioranza è una roba indigeribile e intollerabile, contro cui faremo ogni cosa. La nostra gente non può capirla. Ma aspettiamo, non sporchiamo questa giornata». La strategia è attendere che Renzi si pronunci, prima di decidere le mosse. Ma i più, convinti che l’avvicinamento di Verdini «cambia la natura del Pd» e smentisce il mandato delle primarie, sono per invocare il congresso.
«È stata una riunione tosta — la descrive un partecipante —. Se Lucio Barani dichiara che Ala sta in maggioranza, il nostro segretario non dice niente e i suoi vice dormono, vuol dire che il quadro è cambiato e che c’è una nuova maggioranza». I vice di Renzi non dormono, rispondono al telefono e spiegano che per il Nazareno non cambia nulla. «I voti di Verdini non sono stati determinanti», respinge l’assalto Lorenzo Guerini. E se altre forze «hanno ritenuto di ampliare con noi la sfera dei diritti, non vedo lo scandalo». D’altronde, come va ripetendo Renzi, Bersani le elezioni non le ha vinte e «ha consegnato la legislatura alle larghe intese».
Guerini non sembra temere il pressing della minoranza sul congresso: «Se ci sarà l’esigenza di anticiparlo, si farà. Ma non mi pare il punto su cui gli italiani si interrogano». Quanto all’ingresso di Verdini al governo, magari grazie al passaggio del sottosegretario Tonino Gentile da Ncd ad Ala, il numero due del Nazareno risponde così: «Non c’è nessun accordo e nessun ingresso, se poi Gentile passa con Verdini lo affronteremo. Ma ha detto che non si sposta».
Miguel Gotor pensa che «con la fiducia Renzi ha imbandito una ricca tavola per Verdini» e aspetta di conoscere «il prezzo del pranzo». Ad alimentare i sospetti è stato Barani, quando a nome del gruppo ha confermato «l’accordo di cui ha coraggiosamente parlato il presidente Renzi all’assemblea del Pd». Lo stesso Verdini ha promesso al governo il suo «fattivo contributo» per le prossime riforme, ma non per questo Palazzo Chigi ritiene di dover spiegare alcunché. «Se un pezzo di Parlamento decide di votare a favore noi cosa dovremmo fare? — finge candore Ettore Rosato —. Non gli abbiamo offerto nulla in cambio e non li abbiamo imbarcati nel Pd. Dov’è il problema?». La parola d’ordine è sdrammatizzare, sostenere che la minoranza è «strumentalizza perché è ininfluente» e prendere tempo, assicurando che Verdini non entrerà nelle liste elettorali del Pd: «Non siamo mica stupidi...». Eppure i verdiniani si pavoneggiano e giurano che, dopo il referendum, andranno al governo. Tra i dem c’è chi parla di un presunto piano di Palazzo Chigi per rimpiazzare i recalcitranti centristi di Ap con i più duttili verdiniani, così da blindare la maggioranza e procedere come treni sui diritti: ius soli, fine vita, «dopo di noi»... Per questo Renzi avrebbe dato a Zanda, Finocchiaro e agli altri dirigenti il mandato di picchiare duro sul leader di Ncd, dopo le dichiarazioni «oscurantiste» di ieri.
Monica Guerzoni

Ma la sinistra del partito è già in fermento. «Si apre un problema grande come una casa ragiona Pier Luigi Bersani A dispetto di quello che dice Verdini, l’esperto in giravolte parlamentari, sono molto preoccupato ». La minoranza che a lui fa capo chiederà già in queste ore un congresso straordinario, facendo leva sul fatto che Renzi aveva vinto la precedente campagna al grido di “mai più con la destra”. Il quadro è mutato, questa la tesi.
Lopapa su Repubblica