Corriere 16.2.16
uno scontro inevitabile per mancanza di mediazioni
Aldo Grasso
È
difficile un’ammissione esplicita. Eppure, sottovoce tutti dicono che
un compromesso sulle unioni civili è arduo da raggiungere perché non
esiste vero terreno di mediazione. O la legge passa, inclusa l’adozione
dei bambini concessa alle coppie omosessuali; oppure, non passa e si
complica tutto. Il problema, per il governo, nasce dal fatto che
l’epicentro di questa impossibilità si sta concentrando all’interno del
Pd. Dopo tre ore e mezzo di riunione del gruppo al Senato, alla presenza
della ministra delle Riforme, Maria Elena Boschi, ieri il capogruppo
Luigi Zanda ha dovuto pronunciare parole di impotenza politica. «Non
abbiamo trovato una sintesi comune», ha detto. Dunque, nuova riunione.
Nelle
stesse ore, il premier Matteo Renzi era in Argentina in visita al
neopresidente Maurizio Macri: come a marcare la distanza anche fisica
del governo da quanto sta accadendo in Parlamento. Ma in passato la
presenza di Maria Elena Boschi sarebbe stata una garanzia che la volontà
del governo avrebbe trovato udienza e piegato le resistenze. Ora,
invece, gli attori siano gli stessi ma su uno sfondo di indebolimento
complessivo della cerchia di palazzo Chigi. In più, il tema delle unioni
civili è obbiettivamente divisivo. Taglia trasversalmente diverse forze
politiche, Pd compreso. E evoca una contrapposizione che forse Renzi
non aveva previsto: non così netta.
Quando gli alleati di Ncd lo
avvertono di stare attento, in realtà gli rivolgono una raccomandazione
inutile: il premier o vince o perde, non ci sono spazi mediani. L’unico
modo per fare approvare una legge che ha sempre detto di volere, è
presentare oggi in aula il cosiddetto «canguro»: l’emendamento del
fedelissimo renziano Andrea Marcucci, che «salterebbe» tutte le
modifiche dell’opposizione, permettendo al governo di arrivare al
risultato; forzando però la mano e creando un precedente pericoloso.
La
vittoria avrebbe insomma un prezzo politico alto. Sancirebbe una
rottura nel Pd più profonda e duratura di quanto apparisse all’inizio; e
non soltanto con la componente cattolica, a sua volta divisa al proprio
interno. Offrirebbe agli avversari del governo un’arma per additare la
prepotenza parlamentare di Palazzo Chigi, e per sottolineare le
contraddizioni del Ncd di Angelino Alfano. La destra ha già cominciato a
dire al ministro dell’Interno che dovrebbe dimettersi, se passa la
legge firmata dalla senatrice Monica Cirinnà. Tanto, sa già che Alfano
non può aprire una crisi di governo sulle unioni civili: è solo un modo
per tenerlo sotto tiro.
Le votazioni cominceranno oggi pomeriggio.
E la previsione che si andrà alla conta in ordine sparso, affidando
molto «al clima in aula» la possibilità di determinare un esito o un
altro, conferma la grande incertezza. Sono le adozioni per le coppie
gay, in inglese stepchild adoption, letteralmente «adozione del
figliastro», a creare ostacoli a una riforma che per il resto viene
accettata ormai perfino dalla Chiesa cattolica. È possibile che
sull’irrigidimento del governo abbia pesato l’uscita inopinata del
presidente della Cei, Angelo Bagnasco, sull’esigenza di concedere il
voto segreto: un autogoal corretto in corsa. Ma lo scontro è nelle cose.
Per questo sarà difficile evitarlo.