Corriere 12.2.16
Lo strappo che spiazza il Pd
di Massimo Franco
Vade
retro, voto palese. Sulle unioni civili, il cardinale Bagnasco è
entrato a gamba tesa contro il presidente del Senato Pietro Grasso.
Le
parole dure usate ieri dal capo della Cei sono uno strappo rispetto
alla cautela mantenuta finora. E estremizzano uno scontro sul quale si
scaricano pressioni esterne crescenti: al punto che non è chiaro quanto
sull’esito della legge Cirinnà peseranno i contrasti tra partiti; e
quanto la tensione tra alcuni vescovi. Sotto accusa è la decisione di
Grasso di rifiutare il voto segreto alle opposizioni in materia di
unioni civili. Ma, ingerenza o no, Bagnasco è entrato come il burro
nelle debolezze del Pd, rivelandone la profondità. L’unica certezza, per
ora, è il rinvio del voto a martedì prossimo. Si capirà allora se le
gerarchie cattoliche hanno piegato il governo: basterà vedere se il
premier Matteo Renzi farà ritirare il testo che farebbe decadere tutti
gli emendamenti leghisti; o se lo confermerà. Si vedrà. Fino a ieri, non
si escludeva una soluzione di mediazione, senza le adozioni di bambini
da parte delle coppie omosessuali. L’impressione è che, così com’é, la
legge piaccia sempre meno. Non solo a pezzi di Pd. Il M5S anticipa il
«sì» «anche senza l’adozione», evocando una manovra trasversale. A
forzare la mano sembrano le forze in minoranza in Parlamento: Lega, FI,
Ncd. Soprattutto le prime due accusano Renzi di alzare i toni per
ricompattare il Pd; ma non fanno nulla per facilitare un’intesa, anzi. È
come se sapessero che la minaccia di usare l’arma del voto palese fosse
a doppio taglio. In effetti, Palazzo Chigi è sulla difensiva. Lancia
avvertimenti, e insieme offre compromessi. Solo che gli avversari
appaiono decisi a scoprire il presunto «bluff» renziano. Bagnasco
radicalizza questa dialettica. Si augura un dibattito «ampiamente
democratico» in cui «tutti possano esprimersi»; e in cui la libertà di
coscienza «su temi fondamentali sia non solo rispettata ma promossa con
una votazione a scrutinio segreto». L’accusa di ingerenza è in agguato.
L’«augurio» cardinalizio contiene un attacco a Palazzo Chigi e alla
seconda carica dello Stato. Ma il Pd reagisce diviso, scoprendo crepe
diffuse. Il leghista Roberto Calderoli scolpisce, ispirato, che «in
Senato il comportamento di Grasso lo giudica Renzi. Ma un giorno ci sarà
un Giudizio con la G maiuscola...». Insomma, il finale sulle unioni
civili diventa più aspro e intrigante. Misurerà i rapporti tra vescovi e
Parlamento italiano. E chissà, magari si scoprirà che serve a
ricalibrare anche le relazioni tra Cei e papa Francesco.