Ancora
sullo storico incontro di Bergoglio,”il papa della giustizia sociale”,
come dice Bertinotti qui sopra e Fassina altrove, con la Confindustria,
sui connessi contenuti ideologici e... sulla “dura realtà” quotidiana
dei "pastori" della sua chiesa:
Corriere 28.2.16
Quelle 7 mila foto via cellulare
«Francesco è un leader globale»
di Dario Di Vico
Vedere
7 mila smartphone confindustriali puntati all’unisono per ritrarre il
Sommo Pontefice è un piccolo, ormai irrinunciabile, tributo alla
modernità digitale ma è anche il riconoscimento sincero/unanime della
straordinaria forza di una leadership globale. Come ha detto il
presidente Giorgio Squinzi «in una società incerta» la fede è punto di
riferimento anche per chi non crede e gli imprenditori italiani si erano
messi in fila già dalle 8.30 del mattino per poter ascoltare, quattro
ore dopo, papa Francesco. Ieri nella sala Nervi c’era tutta la
Confindustria, le personalità più prestigiose dell’imprenditoria
italiana ma anche quella che spesso con dileggio viene chiamata «la
pancia» ovvero i Piccoli che hanno atteso con trepidazione che finisse
il lunghissimo tunnel della recessione e oggi, usciti alla luce del
sole, temono però di veder arrivare la Seconda Crisi. Chi di loro aveva
partecipato il giorno prima al seminario su «etica ed economia» era
rimasto impressionato dalle parole di uomo prudente come il professor
Romano Prodi che in ben due passaggi del suo discorso aveva evocato la
«stagnazione secolare».
Tutti cominciano a capire che la vecchia
economia con i suoi rassicuranti cicli, con la crescita alternata alla
recessione, non c’è più e ci troviamo a fronteggiare qualcosa di
assolutamente nuovo e zeppo di incognite. Sia chiaro, gli imprenditori
italiani avranno anche tante pecche ma non è gente che si spaventa
facilmente e per fortuna contiamo migliaia di aziende che hanno già
imparato a convivere con il terremoto, sono diventate delle lepri capaci
di correre per i mercati di tutto il mondo. È altrettanto evidente però
che la recessione ha scavato un fossato: gli economisti la chiamano
«polarizzazione» e vuol dire che almeno due terzi delle imprese quel
salto di qualità ancora lo devono fare e sono rimaste al di qua del
guado. E in fondo se il nostro Pil sale in prevalenza grazie agli
acquisti di vetture Panda qualcosa vorrà pur dire.
È in questo
contesto che il calendario ha messo l’udienza in Vaticano. Squinzi ha
citato Angelo Costa («noi imprenditori possiamo influire sul benessere
del prossimo») e Alessandro Manzoni («Dio perdona tante cose e noi
siamo, come tutti, degli uomini che sbagliano») ma soprattutto ha
offerto alla platea il suo personale esempio di presidente che non molla
neanche nelle circostanze più avverse. Papa Francesco ha proposto la
ricetta di «un’economia di tutti e per tutti» e ha steso uno sguardo più
che benevolo sui suoi 7 mila fotografi invitandoli a essere
«costruttori di bene comune», a inventarsi un nuovo modello basato sulla
condivisione, la qualità e il primato della persona. In linea con quel
«Fare insieme», scelto come slogan della due giorni
confindustrial-vaticana.
L’udienza di ieri chiude di fatto il
quadriennio della presidenza Squinzi e in sala c’erano i quattro
candidati a succedergli. Tra un mese si conoscerà il nome del prescelto
ed è la prima volta che la designazione avviene con le regole della
riforma Pesenti. Il dibattito stenta ancora a decollare anche perché le
norme stanno palesando qualche imperfezione e il rispetto dei dettami
formali rischia di compromettere la qualità del confronto. Vale la pena
però sottolineare come non siano molte le organizzazioni della
rappresentanza capaci di scegliere la via della competizione aperta per
rinnovare la propria leadership, anzi il modello che continua a
prevalere quasi ovunque è la più stretta cooptazione. E di nuovo, dopo
ieri, c’è che i 7 mila della sala Nervi con la loro presenza e con la
richiesta di «senso» hanno alzato il livello delle aspettative .