giovedì 7 gennaio 2016

Repubblica 7.1.16
Massimiliano Valeri direttore del Censis
Il timore dell’altro si intreccia con il rischio di attentati ed è accompagnato da venature islamofobe
“E con il terrore avanza il populismo”
intervista di V. P.


«Oggi è opportuno fare un elogio del populismo». Massimiliano Valerii, direttore generale del Censis, spiega con una provocazione il senso della ricerca sulle paure degli italiani.
Addirittura un elogio, perché?
«Perché il populismo dà voce a paure profonde che sono dentro la quotidianità dei cittadini e che non trovano espressione nei circuiti più tradizionali della politica e dei partiti».
La paura dell’altro alimenta dunque le derive populiste?
«Certo, ma non solo. Sono tre i processi attraverso i quali decifrare l’onda montante populista che colpisce l’Europa. Il primo è proprio la crescente paura dell’altro, che si intreccia al timore di attentati, accompagnata da venature islamofobe. Questa paura crea un primo sostrato sociale funzionale nel nostro Paese all’affermazione del neo-populismo».
Paura e cos’altro?
«Incide anche l’erosione del potere statuale e l’affermazione dei nuovi poteri globali non del tutto trasparenti. Oggi lo Stato appare nudo, depotenziato dalle forze del mercato. Il 47% degli italiani dà un giudizio negativo della globalizzazione. Poi c’è la crisi dello Stato sociale».
Ci spieghi meglio.
«Il populismo si alimenta del rischio sociale, legato al restringimento degli strumenti di welfare e assicurazione pubblica. Basta pensare che oltre il 53% degli italiani percepisce una contrazione della copertura pubblica nel corso del tempo e la convinzione che nel prossimo futuro questa si contrarrà ulteriormente in misura rilevante genera a livello sociale una condizione psicologica di insicurezza ».
Cosa accomuna questi tre processi?
«Sono tre processi che alimentano la deriva populista e che hanno come tratto comune una nuova antropologia dell’insicurezza».