Repubblica 5.1.16
Roma, nel Pd risale Giachetti “Il segretario ha già deciso”
Zingaretti-Sel, sfida a Fassina
L’ex radicale in pole, ma pone le primarie come condizione Il 23 l’assemblea dei municipi per difendere il modello Pisapia
di Tommaso Ciriaco
ROMA. «Io penso che Matteo abbia già deciso, che voglia candidare me. Almeno, così va dicendo in giro». A Montecitorio circolano pochissimi parlamentari, la gran parte continua a godersi lunghe vacanze. Roberto Giachetti invece presiede l’Aula. E quando incrocia un amico, si confida. Il suo nome circola insistentemente per il Campidoglio e Renzi potrebbe lanciarlo già durante la direzione nazionale di metà gennaio. «Non so – si mantiene cauto con l’interlocutore - immagino che prima dovremo incontrarci. Perché io ancora non ci ho parlato, mi credi?». Chi lo ascolta tentenna, il renziano doc insiste: «Io davvero preferirei non candidarmi. Se però me lo chiedono, almeno vediamo a quali condizioni». Non si tratta di garanzie personali, semmai del percorso politico migliore: «Ad esempio le primarie. Senza, il mio nome non esiste».
Le primarie, appunto. Ecco lo snodo intorno al quale l’avventura del vicepresidente democratico della Camera si incrocia con la rivolta della base del centrosinistra capitolino. A Roma, è cronaca, Stefano Fassina ha bruciato tutti sul tempo annunciando la propria candidatura per il dopo Marino. Molti degli amministratori di Sel si sono opposti, preferirebbero contarsi nei gazebo. Per dare forza alla battaglia, hanno già fissato un evento simbolo: il prossimo 23 gennaio, assieme ai presidenti di municipio del centrosinistra, il presidente della Regione Lazio Nicola Zingaretti (Pd) e il suo vice Massimiliano Smeriglio (Sel) riempiranno il teatro Brancaccio. E chiederanno primarie unitarie per il centrosinistra “di governo”. Vent’anni di collaborazione che, ricorda in ogni circostanza Smeriglio, è impossibile archiviare a cuor leggero: «La partita è ancora tutta da giocare».
Il modello del “partito degli amministratori” romani è naturalmente quello di Giuliano Pisapia, che in un appello pubblico firmato assieme ai sindaci di Cagliari e Genova ha chiesto di preservare l’esperienza delle primarie del centrosinistra. A Milano, in realtà, Sel deciderà solo a metà mese se partecipare, ma i dirigenti locali vogliono l’alleanza con il Pd e chiedono ufficialmente un candidato unico che sfidi nei gazebo il renziano Giuseppe Sala. Stessa linea di una fetta dei vendoliani bolognesi e di molti amministratori di altre realtà comunali.
A Roma, però, pesa la netta chiusura di Fassina: «Il Pd della Capitale – attacca l’ex dem - è dominato dal Nazareno. È fisiologico che in un partito ci siano posizioni diverse, ma abbiamo fatto una scelta». Un autentico muro, di fronte al quale però non si arrendono i mediatori. Chiedono a Fassina un passo indietro e sognano l’apertura di un tavolo per le primarie. Uno schema che non dispiace a Giachetti: «Penso che il mio nome metterebbe in difficoltà molti di loro - ha confidato in queste ore - Non è facile girarsi dall’altra parte, abbiamo lavorato dieci anni insieme quando c’era Rutelli sindaco. Se rompono, rischiano di stare all’opposizione per dieci anni...».
In realtà non è solo questione di sentimenti, o di comuni trascorsi al Campidoglio. C’è il calcolo politico del Pd, la convinzione che il voto utile penalizzi chi spacca la coalizione. Lo certifica anche il capogruppo dem alla Camera Ettore Rosato: «Non pensino che forzando la mano sulle amministrative noi cambiamo l’Italicum perché capiamo che sono indispensabili. Anzi, si separerebbero definitivamente da noi». Il nome dell’ex radicale Giachetti, che nel frattempo ha incassato anche l’endorsement di Marco Pannella («lo voterei a occhi chiusi»), resta insomma in pole. Lo sostengono anche alcuni giovani dem renziani di Roma, che guidati da Tobia Zevi preparano una Leopolda nella Capitale. Molto comunque si deciderà durante la direzione nazionale del Pd. E tanto dipenderà dalla pressione della base. A partire da quella del “partito degli amministratori” convocati al teatro Brancaccio.