martedì 5 gennaio 2016

Repubblica 5.1.16
L’intervista.
Pejman Abdolmohammadi, iraniano ed esperto di Medio Oriente: “I reali temono il ruolo degli ayatollah nell’area”
“La monarchia è in difficoltà e sta cercando lo scontro la situazione può degenerare”
“Credevo che la crisi tra i due Paesi potesse rimanere sotto controllo ma adesso si rischia l’escalation”
di Vincenzo Nigro


ROMA. «Inizio ad essere molto preoccupato. Anch’io credevo che la gestione politica dello scontro fra Iran e Arabia Saudita potesse rimanere sotto controllo, ma adesso vedo una sia pur limitata possibilità che le cose sfuggano al controllo, che ci possano essere azioni militari dirette fra le due parti». È l’opinione del professor Pejman Abdolmohammadi, esperto di Medio Oriente, un ricercatore di origine iraniana che da anni vive fra Londra e l’Italia, insegna alla London School of Economics e alla John Cabot di Roma.
Per ora le azioni “militari” si sono limitate all’assalto all’ambasciata iraniana, agli attentati contro le moschee sunnite. Perché teme un peggioramento?
«La mi preoccupazione nasce da questa analisi: l’Arabia Saudita negli ultimi 24 mesi ha subito una serie di smacchi strategici pesanti. La difficoltà del fronte sunnita in Siria, l’operazione militare impantanata nello Yemen, la perdita del “controllo” del rapporto con l’America sono solo il contorno al disastro strategico che per i sauditi è il ritorno dell’Iran fra le potenze regionali pienamente capaci di fare politica dopo l’accordo sul nucleare voluto dagli Usa. L’esecuzione dello sceicco sciita Nimr è solo l’ultima provocazione. Sfidare l’Iran per portarlo a reagire, in maniera da compattare il fronte sunnita e vedere da che parte si schiereranno gli Usa e gli europei, che si stavano allontanando da Riad».
Ma per lei i due regimi non sapranno controllarsi, e usare terrorismo e milizie varie come hanno fatto per anni?
«Il problema è che il regime saudita si sente con l’acqua alla gola, e facilmente potrebbe fare mosse irreversibili ».
Anche gli iraniani non scherzano: l’assalto all’ambasciata è sicuramente stato tollerato dal regime, non crede?
«Certo, la parte del regime che sostiene la linea dura ha voluto questa reazione violenta e pubblica, che è simbolica anche se non ha fatto altro che danni materiali. Il regime iraniano però è più evoluto: ha diverse correnti, e quella moderata del presidente Rouhani e del ministro degli Esteri Zarif ragiona con mente più fredda. Ma anche il regime iraniano è sotto stress, la pressione degli oltranzisti sarà fortissima, anche per mettere in difficoltà Rouhani».
Le reazioni dell’Occidente sono imbarazzate: cosa dovrebbero fare Europa e Usa?
«L’invito alla “moderazione” lanciato dall’amministrazione Obama è ridicolo. Come ha detto Emma Bonino, l’Occidente dovrà fare le sue scelte, per troppo tempo ha rinviato. Dovrà iniziare ad intervenire in maniera più decisa sulle violazioni dei diritti umani commesse da quei due governi».