Repubblica 25.1.16
La riscossa di Sanders “Basta super-ricchi la gente mi voterà”
Il candidato democratico contro Trump e Bloomberg: “L’America non vuole essere un’oligarchia”
Il senatore Sanders preoccupa Clinton: gli ultimi sondaggi CNN lo danno in testa nelle primarie dell’Iowa, fra pochi giorni
Il partito è con Clinton perché io sono contro i poteri forti e il dominio di Wall Street
Voglio portare alle urne chi non ha votato finora: per cambiare davvero
intervista di Chuck Todd
«La
gente pensa sia arrivata l’ora di sfidare l’establishment. Per questo
la mia campagna elettorale sta andando così bene». È più determinato che
mai, il senatore del Vermont Bernie Sanders. Che sale nei sondaggi,
facendo aumentare le preoccupazioni per Hillary Clinton. Ma non è solo
l’ex Segretario di Stato a doverlo temere.
Senatore Sanders, lei è
in Iowa, in piena campagna elettorale. Come procede? Perché è appena
arrivata la notizia che nessun senatore democratico è disposto a
sostenere la sua candidatura...
«Non mi sorprende che tutti questi
politici mi voltino le spalle: la mia è una sfida all’establishment
politico, a quello economico, agli interessi finanziari di questo paese,
alle corporation. Per questo la mia campagna elettorale è unica, perché
mira ad avviare una rivoluzione politica che avvicini milioni di
persone al sistema che controlla Washington. Sì, l’establishment
appoggia la Clinton. Non è un segreto. Ma il motivo per cui la mia
campagna sta suscitando così tanto entusiasmo è che la gente pensa sia
davvero arrivata l’ora di sfidare l’establishment, Wall Street e i
grandi interessi economici».
Se vincerà la nomination democratica
corre il rischio di ritrovarsi un terzo incomodo in gara: Michael
Bloomberg, candidato indipendente. Che ne pensa?
«Se Donald Trump
vincesse la nomination repubblicana e Bloomberg si decidesse a scendere
in campo, ci sarebbero ben due multimiliardari in corsa contro di me per
la presidenza degli Stati Uniti. Non credo che il popolo americano
abbia voglia di vedere la nostra nazione andare verso un’oligarchia,
dove ad avere il controllo del processo politico sono dei miliardari.
Quindi penso che vincerei le elezioni».
Ta-Nehisi Coates, che è
oggi uno degli intellettuali più stimati del movimento per i diritti
civili, l’ha attaccata su Atlantic perché lei è contrario a indennizzare
gli afroamericani in quanto discendenti degli schiavi ma chiede
costantemente giustizia economica per tanti altri motivi. Come risponde?
«È
inaccettabile che nel nostro paese vi sia così tanta povertà e che la
situazione più grave sia quella della comunità afroamericana, dove tra i
ragazzi fra i 17 e i 20 anni che finiscono le superiori c’è un tasso di
disoccupazione del 51 per cento. Dove il 36 per cento dei bambini viva
in povertà. Se diventerò presidente è mia intenzione affrontare questi
problemi in modo aggressivo, facendo sì che i giovani lavorino invece di
finire in prigione. E mi adopererò per migliorare le scuole, è
indispensabile».
Non ha risposto alla mia domanda: perché non è favorevole ai risarcimenti?
«Perché
dobbiamo investire nel futuro. Dobbiamo risolvere la piaga della
povertà in America. Nella mia agenda è previsto l’innalzamento del
salario minimo a 15 dollari l’ora, creando milioni di posti di lavoro,
ricostruendo le infrastrutture, concentrandoci per porre rimedio
all’alta percentuale di disoccupazione giovanile. La mia candidatura è
quella di chi vuole risolvere i problemi della comunità afroamericana e
degli americani poveri in generale».
Molti l’ascoltano con
interesse, ma tanti pensano che non riuscirà mai a far approvare la sua
agenda dal Congresso. Molte sue idee sono difficili da realizzare...
«A
questo paese sto dicendo che alle ultime elezioni il 63 per cento degli
americani non ha votato. E a quelle di metà mandato non ha votato l’80
per cento dei giovani. È per questo che i ricchi continuano ad
arricchirsi. È per questo che i miliardari sono in grado di comprarsi le
elezioni. Io cerco di far comprendere che nella democrazia americana il
Congresso dovrebbe rappresentare le famiglie dei lavoratori e la classe
media, invece di chi contribuisce in modo più cospicuo alle campagne
elettorali. Sto cercando di modificare le dinamiche della politica
americana. Incitare milioni di giovani e milioni di operai a battersi a
testa alta per i loro diritti. Se ci riusciranno, potremo aumentare il
salario minimo. Potremo creare posti di lavoro. Potremo rendere gratuita
la frequenza dei college pubblici ed eliminare le rette universitarie.
Questo dovremmo fare. E questo voglio fare”.
© Meet the Press, Nbc. Traduzione Anna Bissanti