Repubblica 24.1.16
Mafia, si dimette il sindaco pd di Brescello
Nel Comune di Peppone infiltrato dai clan Coffrini parlò bene di un boss. Grillo all’attacco e il partito lo sfiducia
di Valerio Varesi
BOLOGNA.
Sfiduciato dal suo partito, con la Lega in procinto di sfilare sotto le
sue finestre e Beppe Grillo che lo indica come uno degli scheletri
nell’armadio del Pd, il sindaco di Brescello Marcello Coffrini, finito
all’indice per aver definito Francesco Grande Aracri, figlio del boss
della ’ndrangheta Nicolino, attualmente in carcere al 41 bis, “una
persona gentile, tranquilla ed educata”, ha gettato la spugna
annunciando le dimissioni. Queste ultime saranno formalizzate entro
pochi giorni consegnando il Municipio reggiano in riva al Po, indicato
dall’inchiesta della Divisione distrettuale antimafia di Bologna come
l’epicentro delle infiltrazioni della ‘ndrangheta in Emilia, al
commissario che lo traghetterà fino alle elezioni di giugno.
Le
dimissioni di Coffrini sono state tutt’altro che spontanee. Decisiva è
risultata la pressione del Pd di Reggio dopo la conclusione
dell’indagine della commissione prefettizia che ha indagato sulle
infiltrazioni mafiose in seno al Comune. Il lavoro, ora nelle mani del
prefetto, sarà poi spedito al ministro dell’Interno in attesa delle
decisioni del Consiglio dei ministri. Il rischio di uno scioglimento
della giunta per mafia con il conseguente contraccolpo politico nel
cuore dell’Emilia, ha indotto il Pd a premere su Coffrini affinché
gettasse la spugna. Sullo sfondo c’è l’inchiesta della Dda emiliana che
nel gennaio 2015 portò all’arresto di 160 persone tra Bologna e Piacenza
con l’accusa di essere affiliati alla ‘ndrangheta. Già nel settembre
2014, dopo le dichiarazioni su Grande Aracri, il Pd reggiano sconfessò
Coffrini (che non rinnovò la tessera) il quale tuttavia ricevette la
fiducia del suo gruppo consigliare. Fino a pochi giorni fa il sindaco
sembrava voler resistere in sella intenzionato a presentare ricorso in
caso di commissariamento. Ma l’incombere del possibile scioglimento e la
tensione politica giunta al parossismo con Lega e M5S ha contribuito a
disarcionare Coffrini. Una tensione di cui ha fatto le spese anche il
sindaco di Reggio Emilia Luca Vecchi messo sotto accusa dai grillini per
l’acquisto di una casa effettuato dalla moglie. Il venditore, Francesco
Macrì, è uno degli arrestati nella citata operazione “Aemilia” del
gennaio 2015. «Non ne sapevo niente - ha commentato Vecchi - mi sento
addolorato e vittima». Il Pd ha accusato il M5S di “sciacallaggio
politico”. Un episodio che dimostra il clima di scontro dopo il caso
della sindaca grillina di Quarto, sotto accusa per infiltrazioni della
camorra e la polemica che ne è seguita. Scontro molto meno nobile
rispetto a quello tutto ideologico tra Peppone e don Camillo che
Guareschi ambientò in riva al Po proprio a Brescello.