Repubblica 16.1.16
La sfida radicale di Giachetti risuscitare il Pd dal disastro Roma
Cresciuto
con Pannella, da cui ha ereditato la pratica di digiuni e bavagli. Poi
braccio destro di Rutelli e ora renziano. Il vicepresidente della Camera
annuncia su Facebook il suo sì alle primarie per il sindaco. “Impegno
gravoso, ho un pizzico di paura”
Fuori dai dem ha buoni rapporti con Di Maio e la Meloni
di Filippo Ceccarelli
IL
primo partito non si scorda mai. Se poi, come nel caso di Roberto
Giachetti, si tratta dei radicali l’imprinting spiega anche troppo del
candidato sindaco del Pd, fantasista renziano per certi versi buttato e
per altri buttatosi nel pantano capitolino comunque con slancio fin
troppo temerario, spes contra spem, come direbbe Pannella con linguaggio
biblico intendendo la più disperata delle speranze, quella di
conquistare il Campidoglio.
Così i processi di apprendimento
biologico di quel mondo divenuto ormai antico – militanza ai limiti
dell’eroismo, povertà diffusa, promiscuità sentimentale pure, sedi tanto
buie quanto ravvivate da intrattabili e leggendari personaggi, «pazzi
poeti e poeti pazzi» secondo il suggestivo canone pannelliano – rivivono
dentro il video girato nella zona più garibaldina della capitale, ma in
fondo anche nel cip- cip- cip degli uccellini che accompagnano le
parole di Giachetti, giovanissimo redattore di Radio radicale a
Montecitorio, fine anni 80, e in seguito ambientalista «disseminato»
d’autorità fra i Verdi, a loro volta poi trasfiguratisi in Arcobaleno.
Da
queste parti si colloca e certamente fruttifica il legame con Francesco
Rutelli, allora non esattamente un eretico radicale, ma dopo la
conversione sì. Con lui Giachetti ha scalato il Campidoglio (1993), è
stato prima capo della segreteria del «sindaco col motorino, poi capo di
gabinetto del sindaco del Giubileo (2000). Come tale ha conosciuto il
potere dal di dentro, imparandone l’indispensabile spregiudicatezza e la
facoltativa discrezione. Ma è rimasto sempre molto laico, diciamo pure -
per quanto vale l’antica espressione - anticlericale.
In
compagnia di altre figure a quel tempo vietamente rubricate come
«Rutelli boys» e oggi assimilate al nucleo di cristallo del renzismo
(Sensi, Gentiloni, Anzaldi), per vie traverse e tortuose scorciatoie
Giachetti ha quindi messo il know-how della scuola radicale al servizio
della Margherita, effimera e misteriosa entità post-democristoide
scioltasi nel felliniano Teatro 5 di Cinecittà .
Gusto della
provocazione, abilità comunicativa, uso spettacolare del corpo a costo
zero; ed ecco che contro il berlusconismo , divenuto parlamentare, ha
accumulato espulsioni per imbavagliamenti e semi-spogliarelli in aula,
mentre sulla piazza, per attirare attenzione sulla mancanza di plenum
della Consulta, ha fatto anche l’uomo- statua (2002).
Ma la sua
specialità sono stati gli scioperi della fame, spesso accompagnati e
documentati, alla maniera radicale, con terrificanti bollettini medici e
foto (poi video). Si è battuto allo stremo contro il Porcellum (meno 18
chili), pure con paradossale distribuzione di porchetta da Eataly; ma
ha pure digiunato per favorire la nascita del Pd (2007) e poi
l’esecuzione delle primarie (2008). Sconfitto, cioè ignorato, si è
dimesso dal Pd, ma non dal gruppo. Alle ultime elezioni gli uomini di
Bersani volevano toglierselo di torno, ma su una scena sempre più densa
di spettacoli, le generose e acrobatiche battaglie da one man show hanno
salvato il posto a Giachetti più di quanto potesse l’adesione al
renzismo, allora minoritario.
Vicepresidente della Camera senza
cravatta. Svelto, affabile, ironico, iper-cinetico e abbastanza
apprensivo. Amico dei giornalisti, di Luigi Di Maio e di Giorgia Meloni
(una cena fra carissimi avversari l’8 marzo di qualche anno fa); valente
cuoco, ha ammesso di essere «sbroccato» per una concorrente del Grande
Fratello e come motto personale, oltre all’oraziano Carpe diem, ha posto
su qualche social net, di cui è assiduo frequentatore e mega animatore,
un impegnativo e lievemente criptico precetto di Elias Canetti:
«Riguadagnare se stessi quando si è così perduti».
Potrebbe
tornargli utile nell’imminente e prossoché impossibile battaglia di
Roma. Ieri ha ammesso che si tratta di un «impegno gravoso» e che
l’affronta «con un pizzico di paura». La speranza è che il cip- cip- cip
degli uccellini nel video sia autentico.