Repubblica 16.1.16
Dall’eutanasia al gender le prove dei cattolici per il partito trasversale
di Goffredo De Marchis
ROMA.
L’idea di un raccordo, di un coordinamento, di una regia unica, senza
scomodare la definizione di partito o di nuova Dc, viene coltivata da
qualche cattolico. Dentro e fuori il Pd. Avanzano infatti una serie di
nodi sui temi etici, le coppie gay e le adozioni sono solo il primo di
una serie. Poi arriverà l’eutanasia (a marzo in Parlamento), l’utero in
affito, la teoria gender. «Crimini contro l’umanità» secondo la visione
del cattolico dem Beppe Fioroni. «E non dobbiamo ricostruire nessun
collegamento con la Chiesa perchè non ci siamo mai scollegati»,
aggiunge.
Il dibattito sulle unioni civili si svolge quasi tutto
dentro al Partito democratico. Per la prima volta nell’era renziana, il
confronto è svincolato da correnti e da simpatie o meno per il capo. Ma è
possibile che nell’aula del Senato assisteremo all’”unità dei
cattolici”, vecchio ritornello dell’epoca di Camillo Ruini. Il no
all’adozione dei figliastri è trasversale. Va dal Pd (28 senatori
firmeranno l’emendamento per l’affido rafforzato) agli alfaniani, a
Forza Italia, alla Lega e persino ai 5stelle. Può essere l’occasione per
un ritorno al passato, nella fantasia di alcuni. Se lo augura Maurizio
Sacconi, senatore Ncd, laico di cultura cristiana, conservatore. «Ci si
deve ritrovare creando un coordinamento unico a prescindere dai partiti.
Per contrastare la deriva nichilista», dice.
In questa fase, i
cattolici del Pd, sebbene sfavorevoli alla stepchild adoption, sono
stati molto attenti a non mischiarsi con i colleghi di altre sigle. «Mi
avevano invitato i popolari di Dellai racconta Ernesto Preziosi -, ho
detto cortesemente di no». Anche il manifesto valoriale dei 37 deputati
promosso da Alfredo Bazoli e Ernesto Preziosi non ha cercato adesioni
fuori dal perimetro dem. Al Family day però la fotografia sarà quella di
politici schierati uno contro l’altro su tutto il resto, eccetto che
sulle materie etiche. Fioroni ci sarà e Gasparri pure, per dire. E i
cattolici in cammino, come dice Bersani? «Non credo che Bersani sia un
teologo. Io resto nel magistero di Francesco: accoglienza per il
peccatore, intransigenza per il peccato», risponde Fioroni. E il 90 per
cento dei cattolici italiani la pensa come lui, assicura.
Ma
l’epoca Ruini è finita, dice Bazoli. «Le parole di Galantino, segretario
della Cei, sono sagge equilibrate e rispettose dell’autonomia del
legislatore», sottolinea. Meglio così, aggiunge Preziosi, già
vicepresidente dell’Azione cattolica, forse il più vicino alle gerarchie
della Chiesa: «Il dirigismo di prima non ha pagato. Comunque oggi non
sarebbe riproponibile. Dopo Ruini c’è stata una sfaldatura tale da
ecludere una linea univoca della Chiesa».
Quindi liberi tutti,
altro che unità? A Bazoli va bene così, un’altra cattolica come Flavia
Nardelli che ha rifiutato la firma al “manifesto” pure. Ognuno vive la
fede con la sua coscienza anche in politica. Ma Preziosi non esclude una
regia, anch per le prossime battaglie. «Dobbiamo andare verso questa
soluzione, ma senza coinvolgere le gerarchie. Lo possiamo fare nel Pd
attirando culture diverse». Facendone davvero un partito plurale. «Non
come la Dc, ma come l’Ulivo», sentenzia Preziosi.