Repubblica 15.1.16
Comunicato dell’editore
di Carlo De Benedetti
RICORDO come fosse oggi quando nel 1975 Eugenio Scalfari mi illustrò per la prima volta il progetto di Repubblica.
QUELLA
sua intuizione diventò in breve tempo il grande successo editoriale che
tutti oggi conoscono e riconoscono. Per quanto mi riguarda, sarebbe
diventata il progetto imprenditoriale di cui vado più fiero e a cui sono
più legato e mi sento identificato.
Quello di oggi non è
passaggio banale. Non lo è per tutti coloro che lavorano in questo
giornale, non lo è innanzitutto per me. Quando un giornale ha solo due
direttori in 40 anni, vuol dire che tra l’editore e quei direttori si è
instaurato un rapporto che va molto al di là di un semplice rapporto
professionale, per quanto proficuo. Senza Scalfari, semplicemente,
Repubblica non sarebbe mai esistita. Il suo giornale fu un sasso nello
stagno della cultura politica e dell’informazione italiana, all’insegna
della laicità, dell’indipendenza da ogni potere, di un radicale gusto
per la libertà e di una difesa non formale dei principi di equità e
giustizia sociale.
Ezio Mauro ha raccolto questo testimone
vent’anni fa e lo ha portato avanti in anni difficili per la nostra
democrazia. Con lui, Repubblica si è consolidata non solo come il
principale giornale veramente nazionale, ma anche come un baluardo per
la difesa dei diritti e degli equilibri costituzionali. Ezio, come prima
Eugenio, è stato l’anima di quella che io considero una comunità, la
nostra comunità. A entrambi mi lega amicizia e gratitudine. Ed entrambi
resteranno personalità essenziali del nostro giornale.
In
continuità con loro, arriva alla direzione Mario Calabresi, cui do il
benvenuto. Un professionista solido, esperto, che è cresciuto tra noi e
ha dato prova di saper coniugare una solida cultura democratica al gusto
dell’innovazione e della modernità. Uno di noi.
Repubblica oggi è
più forte che mai. In questi anni abbiamo posto le basi per mantenere e
aumentare la nostra centralità in un mondo dell’informazione e in
un’Italia che stanno radicalmente cambiando. Su Internet abbiamo un
primato indiscusso. Il giornale ha saputo via via aprire a lettori e a
argomenti sempre nuovi e diversi. Con “Repubblica delle Idee” abbiamo
ulteriormente allargato e affermato l’orgoglio di essere una comunità
aperta al futuro e alle grandi trasformazioni sociali e tecnologiche.
Calabresi, ne sono convinto, è l’uomo giusto per fare tutti insieme un
passo ulteriore in questa direzione di costante innovazione.
Ma
sarà il nuovo direttore, nella sua piena autonomia, a elaborare e
portare avanti i piani editoriali che riterrà. Un giornale non è
un’azienda. Perlomeno non è un’azienda come un’altra. Un giornale è
fatto dai giornalisti, è una comunità di pensiero.
Il ruolo
dell’editore è quello di tutelare l’assoluta libertà e indipendenza di
chi vi lavora. Se poi di questa comunità di pensiero l’editore si sente
di far parte da sempre, come io sento, questa è un’ulteriore garanzia.
Per la credibilità della nostra informazione e per la libertà di chi fa
la Repubblica e di chi la legge.