Repubblica 11.1.16
Renzi: basta lezioni dall’Europa, il modello sono gli Usa
Flessibilità,
il premier replica ancora una volta a Bruxelles: “L’Italia ha fatto le
riforme. Ora la politica comunitaria cambi, l’austerity distrugge il
lavoro”
di Rosaria Amato
ROMA. Sì alla
flessibilità, basta con “i compiti a casa”. Stavolta l’ennesima replica
alla Commissione Europea, nello scontro con Palazzo Chigi, arriva
direttamente da Matteo Renzi. «E’ finito il tempo in cui l’Europa ci
dava lezioni o compiti da fare. L’Italia c’è e inizia a farsi sentire»,
dice il presidente del Consiglio in un’intervista al Tg1.
Si
intensificano i botta e risposta tra Roma, che ha previsto nell’ultima
legge di Stabilità una maggiore flessibilità per il 2016 rispetto a
quella già accordata dalla Ue l’anno scorso, portando così il deficit al
2,4 per cento del Pil, e Bruxelles, che ha ripetutamente frenato. Ma
Renzi non si tira certo indietro, e se qualche giorno fa la replica al
presidente dell’Eurogruppo Jeroen Dijsselbloem era stata affidata al
ministro dell’Economia Pier Carlo Padoan, adesso è lo stesso premier che
interviene con decisione: «L’Italia in questi anni ha fatto tutte le
riforme che per anni erano state soltanto promesse. Quindi ora noi
abbiamo le carte in regola per dire che l’Europa su alcune cose deve
cambiare». Anche perché gli errori non sono stati solo italiani,
sottolinea Renzi, tornando a rimproverare a Bruxelles l’eccesso di
austerity che ha soffocato negli ultimi anni la ripresa nel Vecchio
Continente: «Sulle politiche economiche in questi anni Obama ha
riportato gli Usa alla crescita, in Europa l’austerità ha fatto perdere
posti di lavoro. L’Italia a casa propria deve continuare lo sforzo già
fatto, ma contemporaneamente, ed è bene dirlo con chiarezza, è finito il
tempo in cui l’Europa ci dava le lezioni o i compiti da fare». Del
resto sulle critiche alle politiche europee il presidente del Consiglio
non è certo isolato: l’ultimo intervento in ordine di tempo (ma ce ne
sono stati moltissimi) è quello dell’economista Ashoka Mody, sul blog
del think tank Bruegel. Mody ha contrapposto la risposta statunitense
alla crisi, che ha aperto le porte alla ripresa già dal 2009, a quella
dell’Eurozona, che con le sue misure di austerità fiscale «ha spinto il
mondo verso una seconda recessione globale».
L’articolato intervento di Renzi arriva all’indomani dell’intervista al Corriere della
Sera
del vicepresidente della Commissione Europea con delega all’euro e al
dialogo sociale Valdis Dombrovskis, che invita a usare la flessibilità
con moderazione, «su base temporanea e per circostanze specifiche »,
ammonendo i Paesi Ue a «puntare a raggiungere la sostenibilità fiscale,
che richiede politiche fiscali prudenti e responsabili, invece di una
flessibilità senza limiti». Dombrovskis condiziona inoltre il via libera
della Ue, previsto eventualmente per la primavera, a una serie di
condizioni, tra le quali riforme, investimenti, e «i piani che l’Italia
presenterà per ridurre il deficit e il debito il linea con il patto di
Stabilità».
Il 7 gennaio Dijsselbloem aveva detto che «la
flessibilità è un margine, si può usare una volta sola. Non si può
esagerare». E Padoan, apparentemente commentando i recenti dati Istat
dai quali emerge un aumento dell’occupazione e dei redditi, aveva
brevemente e indirettamente replicato con un tweet: “Aumentano i
redditi, scende la disoccupazione: le riforme strutturali funzionano.
Italia usa bene la flessibilità”.