venerdì 8 gennaio 2016

La Stampa 8.1.16
Dall’utero all’omicidio stradale dilaga l’ossessione giustizialista
Destra e sinistra chiedono nuovi reati e pene più severe per ogni emergenza
Camera Il Parlamento ha recentemente approvato la legge sull’omicidio stradale, ma fioccano le proposte per istituire nuovi reati sulle materie più diverse
di Mattia Feltri


Il ministro dell’Interno, Angelino Alfano, in un’intervista all’Avvenire ha dato il suo contributo al dibattito sullo stepchild, cioè l’adozione del figliastro: «Rischia di portare il paese verso l’utero in affitto, verso il mercimonio più ripugnante che l’uomo abbia saputo inventare. Vogliamo che l’utero in affitto diventi un reato universale, e che venga punito con il carcere». L’ultimo reato inserito nei codici è l’omicidio stradale, i cui contorni sono stati approvati con raro spirito unanimistico (alla Camera 276 sì e 20 no), e grazie al voto favorevole dei cinque stelle nonostante fossero perplessi per la «mitezza delle pene»: diciotto anni la massima. Ci arricchiamo di legislatura in legislatura di nuove fattispecie, come si dice nei manuali: femminicidio, stalking, corruzione per induzione, associazione contro l’ambiente; è la risposta irrefrenabile del Parlamento all’emergenza e alle sensibilità di turno. Se l’estro legislativo è appannato, allora si invoca l’inasprimento delle pene. Antonio Gentile, di Ncd come Alfano, ha chiesto l’inasprimento delle pene per i pusher che vendono cannabis ai ragazzi, e in associazione col collega di partito Nico D’Ascola lo ha chiesto sul caporalato, appena prima che la coppia proponesse «l’inasprimento delle pene» per «il furto realizzato mediante l’ingresso nell’appartamento». E qui si è aperta una sintonia con la detestata Lega che ha suggerito «galera a vita e via la chiave».
La sete di giustizia è implacabile, oltre che curiosa: siccome non c’è gruppo parlamentare (tranne qui e là Forza Italia) che non condivida la necessità di «inasprire le pene sulla corruzione», necessità periodica e infinita, i più arrabbiati fra gli arrabbiati, cioè i cinque stelle, per bocca di Luigi Di Maio hanno fatto un passo ulteriore: «Non crediamo nella presunzione d’innocenza in politica». La presunzione d’innocenza in effetti è ormai una categoria del lusso, e andrebbe negata, secondo il sindaco di Verona, Flavio Tosi, «agli immigrati sospettati di terrorismo: convalidare l’arresto, non possiamo più concedere il beneficio del dubbio». In fondo siamo in un Paese che si scandalizza a ogni scarcerazione di detenuto in attesa di giudizio. E siccome ognuno ha i propri gusti, il presidente leghista della Lombardia, Bobo Maroni, si è augurato che i devastatori di Milano (il giorno d’apertura dell’Expo) «finiscano in galera e non ottengano alcun beneficio», nemmeno dei benefici di cui eventualmente avessero diritto. «Pena esemplare», ha detto poche settimane dopo Giorgia Meloni sorvolando sul concetto più tecnico di «pena giusta», e parlava di un presunto stupratore da «sbattere in galera e buttare la chiave».
Dunque, «inasprire le pene». Probabilmente l’elettore apprezzerà la determinazione, lo slancio legalitario, «non guarderemo in faccia a nessuno». Inasprire le pene per le violenze sulle donne, ha detto Forza Italia. Inasprire le pene per i reati contro il patrimonio, ha detto il ministro della Cultura, Dario Franceschini. Inasprire le pene per le rapine a mano armata, ha detto Edmondo Cirielli di F.lli d’Italia. Inasprire le pene per gli imbrattatori di muri, ha detto Matteo Renzi quand’era sindaco di Firenze. Inasprire le pene per chi gira in pubblico con armi da taglio, hanno detto quelli dell’Udc. Inasprire le pene per l’export di armi, hanno detto i cinque stelle. Inasprire le pene per «il fenomeno delle intimidazioni nei confronti degli amministratori locali», hanno detto i super arrabbiati dell’Ncd. E poi Sel voleva «inasprire le pene» sui reati ambientali, il Pd per l’alterazioni nel settore agroalimentare, e nel tempo lo si è chiesto per l’omofobia, gli incidenti sul lavoro, i piromani, i manifestanti facinorosi a volto coperto, la violenza negli stadi, i reati generalmente inerenti alla Tav, gli incendi dolosi, gli odontoiatri lo hanno chiesto per chi esercita abusivamente la professione, gli architetti per gli abusi edilizi, l’associazione Libera per il voto di scambio, il sindaco di Foggia l’ha chiesto «per il furto di cavi elettrici» dopo una serie di furti di cavi elettrici in città.
Si fanno i raffronti, si scopre che un reato odioso prevede meno galera di un altro reato non così odioso, finché il reato non così odioso diventerà molto odioso e servirà ancora più galera, e avanti in un riflesso condizionato che occupa lo spazio lasciato libero da idee non altrettanto frettolose. «Galera» è la risposta buona. «Più galera» è la risposta ottima. Se fossimo in America, ha detto una volta Beppe Grillo, «Silvio Berlusconi sarebbe in galera». Se fossimo in America, ha risposto Renato Brunetta, «in galera ci sarebbe Grillo per l’omicidio colposo plurimo di cui è stato riconosciuto colpevole». La Bastiglia dello spirito italiano è ancora in piedi e robusta, monumento di tutte le rabbie e di tutti i capricci, di tutte le soluzioni in tasca: «Aumentiamo del cinquanta per cento le pene per i reati commessi dai clandestini», suggerì una volta An. Era il 2000, il centrodestra era in pieno slancio garantista.