martedì 5 gennaio 2016

La Stampa 5.1.16
Unioni civili, lo scontro si sposta sulla reversibilità
Ncd minaccia di rompere. Un partner gay: ho perso il lavoro e non posso ricevere la pensione
di Ilario Lombardo


«Io non esisto: né per le istituzioni né per la legge italiana». E’ la semplice e crudele verità della burocrazia che brucia sulla pelle delle persone come Daniel Agostino, 57 anni, italo-argentino, gay. Quattro anni fa il suo compagno si è suicidato. Avevano vissuto assieme per 26 anni, in una casa di campagna in provincia di Potenza. Il giorno del funerale, due ore dopo la fine delle esequie, i parenti si sono presentati da Daniel: «Per cacciarmi da casa mia e chiedermi tutto, proprietà, macchina, bancomat». Il conto era intestato al suo compagno, la casa pure. Un anno dopo, la famiglia ha rinunciato all’eredità sulla quale pendeva ancora il mutuo e Daniel è potuto rimanere dov’era, in una casa che oggi come oggi non ha proprietari: «Ma sono alla bontà di Dio - racconta - perché ho perso il lavoro e non posso ricevere la pensione di reversibilità perché sono omosessuale, perché non sono nessuno».
Se e quando diventerà legge il testo sulle unioni civili che a fine mese riprenderà il suo cammino in Senato, nessun gay italiano dovrà ridursi a subire l’esclusione sociale di Daniel. La pensione di reversibilità è uno dei principi base dei nuovi diritti che verranno estesi alle coppie omosex e anche nella prospettiva di Matteo Renzi, che vuole la legge anche a costo di lasciare libertà di coscienza su alcuni punti, non è un tema su cui poter trattare. Ma il premier si muove con prudenza perché sa che basterebbe poco per riaprire un altro capitolo dell’infinito dibattito sulle unioni civili, monopolizzato per adesso dalla battaglia sulla stepchild adoption. L’estensione della reversibilità alle coppie gay è uno delle ragioni del no di Ncd alla legge. Nei mesi scorsi, fu il leader del partito in persona, Angelino Alfano, a sparare una cifra, 40 miliardi, come costo totale per le unioni civili. Una stima smentita dal Tesoro e poi da uno studio de lavoce.info, il sito che ha tra i fondatori il presidente dell’Inps Tito Boeri, il quale con una proiezione a 15 anni e basandosi sullo scenario francese, ha previsto un impatto economico per l’ente previdenziale, della pensione trasferita ai superstiti delle coppie gay, di un milione di euro l’anno a regime dal 2030. Numeri marginali per il bilancio di uno Stato. Eppure c’è chi, come il presidente della Commissione Lavoro al Senato, il centrista Maurizio Sacconi, potrebbe tornare alla carica sugli emendamenti, magari spalleggiato da Renato Brunetta, il capogruppo di Forza Italia alla Camera, disposto a concedere più diritti «ma a costo zero». Sacconi è il teorico di un’argomentazione antropologico-finanziaria: considera «sottovalutato» il peso economico e sballate le previsioni perché, limitandole ai prossimi dieci anni, non terrebbero conto degli effetti a più lungo termine, «quando si entra nella fase fisiologica dei decessi».
A sentire la senatrice Cirinnà, in realtà, il testo è più che blindato su questo punto. Altrimenti, «tutto crollerebbe e non verrebbe sanato uno stato di discriminazione». Il testo estende ogni diritto sociale e previdenziale previsto per gli sposati anche ai gay che si uniranno civilmente. Attenzione, però, perché il ddl è diviso in due titoli: il primo riguarda le unioni civili per le coppie omosessuali, il secondo la «regolamentazione delle coppie di fatto», per gli eterosessuali che riceveranno tutti i diritti riconosciuti dalla giurisprudenza (assistenza in caso di malattia, permanenza nell’abitazione, obblighi alimentari, visite in carcere ecc..) ma non la pensione di reversibilità. Una scelta che, per alcuni conviventi, come Armando Lanotte, 53enne pubblicitario, una compagna e un figlio, provocherebbe altri discriminati: «In questo modo è come se lo Stato mi imponesse di sposarmi». La formulazione di un istituto giuridico specifico per i gay, però, dice Cirinnà, «supera di fatto l’impostazione dei vecchi Dico e Pacs», mai arrivati a termine, e «comporta una decisione»: se sei gay puoi firmare un’unione civile, se sei etero puoi sposarti. Se invece vuoi convivere, non avrai diritto alla pensione di reversibilità, perché, in uno Stato con una quota di pensioni molto alta, come spiega l’avvocato Stefano Molfino che ha ideato il sito web coppiedifatto.it, «allargare a tutti i conviventi la reversibilità creerebbe un problema di politica economica non irrilevante».