lunedì 4 gennaio 2016

La Stampa 4.1.16
Ma la Commissione Ue tira dritto
Pronta la procedura d’infrazione
di Marco Zatterin


«Questione di giorni». Gli sherpa della Commissione Ue ritengono che il lancio di una procedura d’infrazione contro l’Italia per gli «aiuti di stato» destinati all’Ilva sia imminente e ormai «poco più che una formalità». I tecnici della danese Margrethe Vestager, sceriffo Antitrust e garante delle regole della concorrenza nel mercato unico, si sono per il momento limitati a un’indagine preliminare per capire la legittimità del prestito ponte da 300 milioni deciso ai primi di dicembre.
Il carteggio con Roma è stato intenso, ma non ha fatto che allargare il campo dell’inchiesta a dodici stelle. Nel mirino sono finiti anche gli 800 milioni stanziati con la legge di Stabilità 2016, mentre non convincono neanche i fondi già erogati per l’emergenza ambientale, altri 400 milioni. Troppi soldi e troppi casi perché il governo Renzi possa farla facilmente franca.
Non è solo questo, ammettono le fonti europee. Nel compilare il dossier siderurgico pugliese, i funzionari Ue hanno riscontrato due caratteristiche frequenti nei moduli negoziali italiani, il decollo lento del confronto e l’accelerazione brutale a giochi quasi fatti. Una voce rivela che gli avvertimenti non sono mancati, come le richieste di trasparenza e gli appelli a restare nel seminato. «Non credo che non ascoltassero - si sente dire -, piuttosto mancavano indicazioni precise dalla capitale».
Adesso Renzi ha fretta. Il premier s’è impegnato a trovare un acquirente privato per l’Ilva in sei mesi, e sa che una procedura Ue che mettesse in forse un miliardo e mezzo di capitali necessari per far vivere Taranto renderebbe tutto più complesso. La Commissione è disposta al dialogo, però le regole sugli aiuti sono precise: lo stato deve prestare come farebbe un privato. Il che, per Bruxelles, non sarebbe ancora provato.
L’avvicinarsi della cessione potrebbe dare una mano, perché consentirebbe di chiudere il dossier una volta per tutte, magari bilanciando gli aiuti con nuovi tagli. Servirebbe anche un clima meno insofferente a Bruxelles nei confronti del governo Renzi. Nei corridoi della Commissione Juncker, ispirata dalla volontà di essere più politica che tecnica nel garantire i Trattati, tira un’aria di irritazione per il muso duro del premier contro l’Ue, per la violenta reazione alla procedura sull’accoglienza dei migranti come per i traguardi troppo mobili della politica di bilancio. «Il braccio di ferro non sempre aiuta», rivela un alto funzionario. Nel caso, nemmeno quello d’acciaio.