La Stampa 23.1.16
Il Renzi scout “sfila” il governo“
Adozioni? Per il Pd libertà di voto”
Il premier sceglie la via dell’equidistanza: “Legge non rinviabile”
di Fabio Martini
Da
ex scout che conosce il gergo e gli umori del mondo cattolico, Matteo
Renzi già da diversi giorni aveva intuito che nel corpo della Chiesa
italiana si stava smuovendo qualcosa di profondo.
E così,
esattamente due ore prima dell’esternazione del Papa, il presidente del
Consiglio ha “sfilato” il governo dalla questione che più sta a cuore al
Vaticano, quella delle adozioni per le coppie gay: «La legge va fatta -
ha detto Renzi all’emittente Rtl 102,5 - ma ci sono dei nodi su cui,
invece, ancora non è chiarissimo se ci sarà un punto di equilibrio e se
non troveremo i punti di equilibrio bisognerà votare in Parlamento,
scrutinio libero, voto di coscienza, e a quel punto vedremo il
Parlamento cosa ne penserà».
Qualche ora più tardi, dopo
l’intervento del Papa, Renzi è tornato a parlare davanti alla direzione
del Pd e ha tenuto il punto: «Siamo rimasti l’unico Paese dei 28 senza
una disciplina sulle unioni civili, è fondamentale che si chiuda.
Cercando il più possibile di ascoltarsi: sui temi etici ci sarà libertà
di coscienza come doveroso che sia, ma si sappia che per il Pd la
riforma è “irrinviabile”».
E così nel giorno dell’importante
pronunciamento papale, Matteo Renzi, da una parte mantiene la rotta sul
dovere di fare una legge e dall’altra ha disimpegnato il governo dalla
questione più spinosa. Un Renzi “laico” e al tempo stesso attento alla
“sirena cattolica”, un Renzi che si prepara al complicato passaggio
parlamentare con un atteggiamento che gli consenta di dire: se la legge
passa, l’ho fatta io; se la legge non passa o viene compromessa, la
colpa è del Parlamento. E infatti Renzi non dice quali e quanti siano i
punti «eticamente sensibili» sui quali il Pd si tiene le mani libere,
anche se si può immaginare che si riferisca anzitutto alle adozioni.
E
da palazzo Chigi parte anche un altro messaggio di equidistanza.
Nell’imminenza di due manifestazioni di piazza contrapposte, quella di
sostegno al ddl Cirinnà (dal nome della senatrice Pd, prima firmataria) e
quella del Family Day, esplicitamente contro la legge voluta dal capo
del governo, Renzi annuncia un atteggiamento di diffusa simpatia: «Credo
che dove c’è un popolo ci sia sempre da avere grandissimo rispetto:
verso il Family Day, che si terrà nei prossimi giorni, e verso le
comunità Lgbt che organizzeranno delle iniziative».
E i ministri
che hanno annunciato di partecipare al Family Day indetto contro la
legge voluta dal Pd? «Sono liberi di andare a tutte le manifestazioni
che vogliono, non vedo perché dovremmo essere arrabbiati se uno o più
ministri parteciperanno al Family Day, così come altri ministri hanno
partecipato ad altre iniziative, non c’è nessun problema».
Caldeggiando
una legge sulle unioni civili in linea con la legislazione vigente nel
resto dell’Europa, a prescindere dagli orientamenti della Chiesa, finora
Matteo Renzi ha tenuto un atteggiamento da “cattolico adulto”, lo
stesso atteggiamento che lui stesso, partecipando nel 2007 al primo
Family Day, aveva invece rimproverato al governo Prodi. Sin dai primi
giorni del suo governo, quasi due anni fa, Renzi aveva promesso una
legge sulle unioni civili, da lui considerata matura, e nelle settimane
scorse, una volta completata la ricognizione delle forze in campo, aveva
deciso la rotta: approvare la legge facendo maggioranza con i Cinque
Stelle e lasciando all’Ncd la bandiera del “fondamentalismo” cattolico.
Ma
negli ultimi giorni il quadro è cambiato e Renzi ne ha tenuto conto:
nel Pd è cresciuta una corposa fronda cattolica (che attraversa il
fronte renziano), l’adesione al Family Day si preannuncia larga, il Papa
ha detto la sua, nelle votazioni segrete al Senato, in programma dai
primi di febbraio, ogni sorpresa è possibile. E così che è maturato il
“lodo Renzi”: sì alle unioni civili non osteggiate dalla Chiesa («Giusto
dare risposte» ha detto il segretario della Cei, monsignor Galantino),
ma libero voto sulle adozioni, quello che lo stesso Galantino ha invece
chiesto di «tenere fuori».