La Stampa 11.1.16
Il fronte del no al referendum il giorno del sì a Montecitorio
di Carlo Bertini
«Per
carità, nessuno vuole aprire una polemica con la Boldrini per questo»,
dicono loro, ma non è passata affatto inosservata ai piani alti del
gruppo Pd la concessione iniziale della Sala della Regina al Comitato
per il No al referendum, proprio oggi: stesso giorno e stessa ora in cui
l’aula è solennemente convocata per il voto in quarta lettura del testo
definitivo delle riforme costituzionali. Un appuntamento, quello del
“fronte del no”, sicuramente affollato da decine di deputati e senatori,
tanto che si è deciso di trasferire il conclave nella più capiente Aula
dei gruppi parlamentari. E non c’è da stupirsi della folla prevista per
sentire le argomentazioni di relatori come Stefano Rodotà o Gustavo
Zagrebelsky, che interverranno insieme ad altri giuristi e
costituzionalisti, Alessandro Pace, Gaetano Azzariti, Lorenza
Carlassarre, Gianni Ferrara, Massimo Villone. Ascoltati di certo da
stuoli di parlamentari della sinistra contrari alla riforma della Carta
voluta da Renzi. Insomma questo derby tra l’Istituzione Camera chiamata
ad un voto solenne sul nuovo testo della Costituzione e il parterre dei
critici riunito nello stesso Palazzo, ai dirigenti della maggioranza Pd
non piace granché. Ma è solo l’inizio delle ostilità che andranno in
scena di qui a ottobre quando si terrà il referendum sulle riforme.
Siamo i più bravi
È
solo un inciso, ma la dice lunga sul tentativo di apparire come il
Palazzo più virtuoso, quasi a cercare un antidoto alle accuse anti-Casta
che bruciano sulla pelle ogni qualvolta si tirano fuori le spese che i
Palazzi comportano a carico dello Stato e quindi dei cittadini. Nella
nota che campeggia sul sito della Camera a proposito del progetto di
bilancio 2016 approvato prima di Natale, si mette in evidenza che «nel
2016 la spesa complessiva si riduce rispetto all’anno precedente per il
quinto anno consecutivo». E poi, «in particolare, la Camera spenderà 130
milioni di euro in meno rispetto al 2011 (l’11,7 per cento). Nello
stesso periodo la spesa delle Amministrazioni centrali dello Stato segna
un aumento del 12,62 per cento: una differenza di oltre 24 punti
percentuali». Come a dire, siamo stati più bravi.