martedì 5 gennaio 2016

il manifesto 5.1.16
Milano, primarie un filo drammatiche per la sinistra milanese
Mentre la gara a tre per scegliere il successore di Giuliano Pisapia sta entrando nel vivo secondo un copione già scritto, i milanesi di Sel stanno ancora disperatamente cercando di convincere Pierfrancesco Majorino ad abbandonare la scena: "Solo così possiamo battere Sala"
di Luca Fazio


MILANO La sceneggiata delle primarie “più belle d’Italia” non prevede colpi di scena. Ma come ogni competizione che si rispetti, da qui al 7 febbraio, cordialmente, Giuseppe Sala, Pierfrancesco Majorino e Francesca Balzani dovranno pur tentare di imbastire qualche duello sul piano delle idee. Sarà dunque un mese fitto di incontri e confronti all’americana. Il copione è già stato scritto: il primo è popolare, abile, concreto e spiazza i detrattori mostrando di avere un cuore che batte per le periferie, al secondo tocca il ruolo del candidato di sinistra che meglio conosce la città e si tiene lontano dai “salotti”, la terza incomoda invece è la prescelta di Giuliano Pisapia, lei porta in dote un nutrito gruppo di “vip” della sinistra benestante disposto a sostenerla nel nome della continuità con il sindaco arancione (circola un appello molto reclamizzato).
La propaganda elettorale è appena cominciata e sembra musica per le orecchie dei milanesi “progressisti” che ancora credono in queste primarie del Pd nel cui recinto si muovono tre protagonisti destinati a governare insieme. Non è proprio una manfrina, ma sarà difficile convincere gli elettori (circa 50 mila) che in campo ci sono tre opzioni così diverse tra loro. A sentirli, si profila una Milano delle meraviglie: c’è chi vuole allargare l’area a traffico limitato e chi invece punta a rinforzare il trasporto pubblico, chi suggerisce un “sindaco della notte” (Balzani) e chi promette un “reddito minimo comunale” (Majorino). Tutti e tre poi si sgolano per le periferie e per risolvere il “problema” casa, mentre il capitolo della cultura viene declinato enumerando decine e decine di meravigliosi progetti da sviluppare attraverso una sinergia tra pubblico e privato (capitolo delicato: dove troviamo i soldi) . A condire il tutto, basterà una piccola polemica al giorno male orchestrata da improbabili esperti di comunicazione.
Insomma, nonostante l’addio di Giuliano Pisapia qui a Milano non sembrano profilarsi scenari agghiaccianti: il centrodestra non è competitivo e i cinque stelle, questi sconosciuti con sondaggi oltre il 20%, non sembrano ancora attrezzati per il colpaccio. E se, come probabilissimo, dovesse vincere Sala? Quasi tutti i riottosi se ne faranno una ragione. Rigorosamente sottovoce, molti ammettono che in fondo non sarebbe una tragedia, e sono proprio i più attivi che avvelenano i social dividendosi a sinistra tra fan di Majorino e tifosi di Balzani. Tranquilli. Con sindaco l’ex ad dell’Expo, ci sarà posto per tutti e due, è dietro che le quinte che “vip” e poveri illusi sgomitano per assicurarsi un ruolo.
Una commedia con l’happy end quasi per tutti, dunque, se non fosse che ogni palcoscenico è buono per mandare in replica il dramma della sinistra che non c’è. Quella che vuole comunque ritagliarsi una particina, e quella che ha deciso di tenersi fuori e ancora rimugina su un candidato credibile in vista delle elezioni di giugno. Stando così le cose, a meno di un clamoroso colpo di scena rivitalizzante, poca roba percentuale.
I tormenti dei milanesi di Sel, per esempio, non sono ancora terminati. La missione è impossibile eppure lunedì 11 gennaio (al teatro Filodrammatici) il partito di Vendola chiederà pubblicamente a Majorino di farsi da parte. Implorano una candidatura sola, per proseguire la “strada intrapresa” nel 2011, come se in questi anni il centrosinistra non fosse stato terremotato da Matteo Renzi, “chiediamo che questo progetto debba essere rappresentato da una candidatura unitaria che superi in positivo la divisione oggi esistente”. Difficile che l’operazione vada in porto. Pierfrancesco Majorino — che ieri ha incassato attestati di solidarietà dai suoi competitor per aver ricevuto minacce di morte a causa del suo impegno per le moschee a Milano e che venerdì animerà il primo incontro pubblico con Giuseppe Sala — non ha nessuna intenzione di abbandonare la partita. La sua carriera politica comunque vada è assicurata. Quindi, a meno di clamorosi ripensamenti, l’assemblea metropolitana di Sel non potrà far altro che stare dentro a queste primarie senza dare indicazioni di voto. Perché se i vertici stanno con la candidata prescelta da Pisapia, la base è spaccata e piuttosto livorosa per come si è messo questo mesto finale di legislatura.