venerdì 29 gennaio 2016

il manifesto 29.1.16
Sanità toscana, addio referendum
Tagli sanitari. Il Collegio di garanzia statutaria ferma la consultazione, che era modulata su una legge poi cancellata da un nuovo intervento legislativo. Toscana a Sinistra e M5S denunciano: "Così si compie il disegno del Pd". Che a colpi di tagli ha "riorganizzato" il settore, a vantaggio del privato.
di Riccardo Chiari

FIRENZE Addio referendum sulla sanità toscana. Nonostante la riformulazione dei quesiti presentata dal comitato “Per la sanità pubblica”, l’approvazione a dicembre di una seconda legge di riordino in meno di un anno ha compromesso la consultazione. Questa almeno la decisione del Collegio di garanzia statutaria della Regione Toscana, di fronte alla quale si alzano però le proteste dei consiglieri regionali di Toscana a Sinistra e del Movimento 5 Stelle, forze che si erano spese per raccogliere le 55mila firme necessarie al referendum.
“Il Collegio di garanzia ha applicato con precisione chirurgica la legge – denunciano i consiglieri regionali — affermando che nel caso di esito positivo il sistema non starebbe più in piedi. Quello che si chiedeva a questo organismo, invece, era un atto a difesa del principio statutario e costituzionale della partecipazione”. Di più: “In questo modo si compie il disegno del Pd: una scelta antidemocratica, arrogante, che pensiamo suicida”.
Non manca un appello alla partecipazione: “Ci rivolgiamo a quel 52% di cittadini toscani rimasti a casa per le elezioni regionali: riprendetevi spazio politico, direttamente. Perché se il vostro era un segnale verso il Pd, sappiate che loro vogliono reprimere ogni partecipazione popolare avversa ai loro disegni. Perfino nella sanità”. I numeri raccontano che nel bilancio previsionale 2016 della Regione, alla Tutela della Salute sono stati tolti 353 milioni rispetto al 2015. Così il sistema toscano si è “riorganizzato”, con le tre maxi Asl, le 25 zone distretto per i servizi socio-sanitari, i tagli ai posti letto e al personale che non avrà turnover. “Una mortificazione – osservano Tommaso Fattori e Paolo Sarti di Toscana a Sinistra – con i privati che coprono gli spazi da cui il pubblico si sta ritirando”.