il manifesto 29.1.16
Tunisia, a cinque anni dalla Rivoluzione, conflitti e proteste
Lanciata una nuova alleanza di gruppi e associazioni per la difesa delle libertà individuali
di Paolo Hutter
A
cinque anni dalla Rivoluzione (con la erre maiuscola, ufficiale festa
nazionale)che ha abbattuto il regime di Ben Ali, la Tunisia è un paese
ricco di conflitti, di delusioni ma anche di speranze.
Una nuova
ondata di proteste sociali per il lavoro ha scosso molte città del paese
dopo il suicidio per protesta a Kasserine di un giovane al quale era
stato prima promesso, poi negato un posto di lavoro pubblico.
Questioni
di diritti sociali e/o individuali possono stare sulla ribalta in
Tunisia perché l’apripista delle primavere arabe è anche l’unico paese
che è riuscito a evitare colpi di stato e guerre civili.
Per la
transizione pacifica che ha sbloccato il pericoloso stallo del 2013 —
quando gli islamisti di Ennahda primo partito esitavano a lasciar
concludere il processo costituente e a convocare nuove elezioni —
quattro soggetti della società civile tunisina hanno ricevuto il Premio
Nobel della Pace.
Il sindacato Ugtt, la Confindustria Utica,
l’Ordine degli Avvocati e la Lega dei Diritti dell’Uomo. Alle prime
elezioni presidenziali — con poteri un po’ inferiori a quello francese —
ha vinto l’anziano Beji Essebsi, fondatore del nuovo partito Nidaa
Tounes, che alle elezioni ha battuto quello islamista. Il governo ora è
«di larghe intese» con Nidaa e Ennahda insieme (all’opposizione la
sinistra radicale del Fronte Popolare). Recentemente però l’ala più
liberale e critica ha abbandonato Nidaa Tounes, accusandolo di esser
diventato un partito verticista e immobilista.
La situazione
economica e sociale è pesante, perché il turismo è crollato, boicottato
dalle paure degli europei dopo i due attentati dell’anno scorso, il
debito pubblico è cresciuto e non sembrano esserci settori in
espansione. Col pretesto della lotta al terrorismo la polizia, una
potenza nel regime di Ben Ali, ha ripreso vigore e vizi repressivi,
spesso sostenuta, ma anche no, da una magistratura che vive nel pieno le
contraddizioni della transizione.
Parecchi sono stati i casi di
giovani «alternativi» del ceto medio urbano arrestati con pretesti come
il possesso di cartine per arrotolarsi spinelli. Una nuova alleanza di
gruppi e associazioni per la difesa delle libertà individuali è stata
lanciata il 19 gennaio a Tunisi.
È in questo contesto che è venuta
allo scoperto e si è sviluppata negli ultimi mesi la questione
omosessuale, tra la richiesta di abrogare l’articolo 230 che ancora
penalizza gli atti «di sodomia», il coming out inedito di giovani
attivisti e gli episodi repressivi come l’incarcerazione di Marwen e poi
dei sei ragazzi della Casa dello Studente di Kairouan. pa.hut.