martedì 5 gennaio 2016

Corriere 5.1.16
Un colpo all’idea di Europa
La posta in gioco non è più la difesa del principio della libera circolazione: è l’Europa che rischia di scomparire. Occorre salvare ideali che sono di tutti.
di Paolo Lepri


La posta in gioco non è più soltanto la difesa del principio della libera circolazione delle persone, una delle idee-forza che ha cambiato la vita di ognuno di noi. È l’Europa in quanto tale che rischia di scomparire, distruggendo perfino le conquiste sovranazionali preesistenti alla sua affermazione. Il problema, ormai, non è tanto quello di aggiornare l’accordo di Schengen per consentirne la sopravvivenza. Tutto questo appare come un obiettivo datato, legato a polverose norme di linguaggio bruxellesi. Si tratta, invece, di salvare ideali che sono di tutti (anche di chi crede di rifiutarli, perché radicati nell’esistenza quotidiana). E di reagire alle sfide di una nuova epoca iniziata davanti a troppi occhi distratti — l’epoca delle migrazioni, del terrorismo e dell’intreccio non facilmente scomponibile tra questi due fenomeni — compiendo mosse in cui sia ugualmente forte la percezione della minaccia e la certezza di un destino comune.
Abbiamo in tasca una moneta unica e ci siamo mossi fino ad oggi in uno spazio nel quale impariamo a comprendere la nostra identità collettiva, le radici vicine di culture che la modernità ha sempre più unificato. L’euro resiste, nonostante la mancanza della politica o gli errori della politica, anche perché sono in molti — da Mario Draghi ad Angela Merkel — che ne hanno ribadito il carattere di irreversibilità. I confini rinascono, al contrario, perché la paura (che esiste, e che è un fatto storico da non ignorare) spinge a mosse unilaterali. Scatena un eccesso di reazione da parte di chi, in passato, ha chiuso gli occhi sperando che la tragedia si abbattesse sulle deboli spalle degli altri.
I controlli tra Svezia e Danimarca sul ponte di Öresund sono un punto di non ritorno. Sono il simbolo di una crisi che sta divorando il tessuto civile del continente e che può essere affrontata solo con provvedimenti di emergenza generali. I muri sono un simbolo, senza bisogno di tornare con la memoria agli anni perversi che abbiamo superato. Quello costruito nella stazione danese di Kastrup, per evitare che gli immigrati irregolari raggiungano i treni diretti in Svezia, è l’immagine terribile di un mondo che sta combattendo due guerre. Senza alleanze, confondendo spesso i nemici tra loro.
Paolo Lepri