giovedì 28 gennaio 2016

Corriere 28.1.16
Il bilancio del premier: minoranza crollata, fanno la fila per venire
E vara il «rimpasto»
di Maria Teresa Meli

ROMA «È stato un trionfo»: Matteo Renzi guarda i numeri della sfiducia e sorride. «Il problema non è nostro, è loro. Nella votazione sono crollati, non c’è mai stato un distacco così grande».
Insomma, se problema c’è, secondo il premier, non riguarda la maggioranza, «che c’è stata senza i voti determinanti di Verdini», ma semmai l’opposizione. «Sapete quanti sono venuti dal centrodestra a dirci che questa mozione era una pazzia, fanno la fila per venire da noi», spiega il presidente del Consiglio, che si appresta già oggi a procedere con il rimpasto. Diverse le caselle da riempire, prima tra tutte quella del dicastero per gli Affari regionali dove dovrebbe andare Enrico Costa, del Nuovo centrodestra.
Quello di ieri doveva essere il giorno più difficile per Renzi e, alla fine, si è rivelato il più facile: «Del resto, le strumentalizzazioni mostrano la corda, alla fine, perché prevale sempre la verità, con buona pace di chi vorrebbe vederci crollare», spiega Renzi. E così un mercoledì che avrebbe potuto essere nero per il premier, inseguito dalla polemica sulle statue coperte per non offendere la sensibilità degli iraniani, si è tramutato in un giorno positivo.
«Si va avanti», è stato il ritornello renziano, a votazioni terminate. Eppure qualche ora prima il premier non era dello stesso umore: «La copertura delle statue è stata una cavolata incredibile», continuava a ripetere. E non sembrava confortarlo nemmeno l’esito degli ultimi sondaggi riservati giunti sul suo tavolo: il 69 per cento degli italiani è favorevole alla posizione assunta da Renzi nei confronti della Ue, tant’è vero che, sempre secondo questi sondaggi, la fiducia nel premier in un mese è aumentata di 4 punti in percentuale.
Eppure questi dati non sembravano mutare l’umore di Renzi: «La visita di Hassan Rouhani è stata un grandissimo evento, ma è stato oscurata dalle polemiche sulle statue», si lamentava con i collaboratori. Il premier, però, che è un uomo pragmatico, alla fine ha tratto un bilancio positivo dalla giornata, perché la votazione di ieri sera, come dicono a Palazzo Chigi, «ha messo a tacere le polemiche pretestuose su Verdini in maggioranza». «È un dato politico molto significativo», spiega ai suoi il premier.
Insomma, «non è la maggioranza che si allarga, è la minoranza che si restringe». E di molto, in questo caso. Anche se, in realtà, pure l’arco delle forze parlamentari che sorreggono il governo si è ampliato. L’altro ieri il sindaco di Verona Flavio Tosi è andato a palazzo Chigi. Dopo quell’incontro con Renzi, ha dichiarato pubblicamente che i suoi avrebbero votato contro la mozione di sfiducia. I «suoi», al Senato, sono tre, e hanno intenzione di aggregarsi al Ncd e Udc, per dare vita a una forza politica di centro. Non fanno la differenza, per Renzi, ma il loro prossimo passaggio in una formazione che fa parte della maggioranza è indicativo.
Nella partita interna il presidente del Consiglio non ha problemi. Nemmeno con i suoi avversari nel Pd. Con i Bersani e gli Speranza, con i Cuperlo e i D’Alema, che gli chiedono conto delle sue intenzioni per il futuro del partito. «Hanno perso la loro partita e ora cercano un’improbabile rivincita», spiega il premier ai fedelissimi.
È il confronto con l’Europa il vero terreno in cui il premier misurerà le sue capacità. Per questo motivo la storia delle statue «censurate» non gli è piaciuta per niente. «Chiunque lo abbia deciso ci ha fatto un danno non da poco».
Già, perché quella storia ha fatto il giro del mondo. E ha «oscurato tutto il lavoro che abbiamo fatto per riportare l’Italia a essere protagonista sulla scena internazionale».
Ma questa è un’altra partita, che Renzi comincerà a giocare domani a Berlino nell’incontro con Angela Merkel.
A sera, dopo le votazioni del Senato, resta solo la soddisfazione di aver dimostrato che «le opposizioni si sono sgretolate e asciugate». Non è poco per chi, di qui a qualche giorno, dovrà affrontare un’altra prova difficile, sempre al Senato, quella sul disegno di legge per le unioni civili: «Voglio vedere chi approfitterà degli eventuali voti segreti».
E quel «voglio vedere» di Renzi non si riferisce solo ai Cinquestelle ma anche ai suoi avversari nel Partito democratico...