Corriere 19.1.16
Verdini: saremo affiliati al Pd E attacca Carrai
di Marco Galluzzo
L’
ex braccio destro di Berlusconi e leader di Ala si ritiene una
stampella politica del governo: «Ufficialmente siamo 17, ma presto
saremo 30: qualcosa che si affilia al Pd». Poi l’avvertimento al
premier: «Carrai alla guida di una security service? Mi sembra un
azzardo. Potrebbe essere anche del tutto incompetente».
roma
«Ufficialmente siamo 17, ma presto saremo 30». Denis Verdini, ex braccio
destro di Berlusconi, si considera ora, in modo esplicito, una
stampella politica del governo. Ieri ha fatto questa previsione sul
movimento Ala, da lui fondato e staccatosi da Forza Italia: alle
prossime elezioni «non saremo una componente del Pd, ma qualcosa che si
affilia» al Partito democratico. E anche un avvertimento al premier:
«Marco Carrai alla guida di un security service? Non so giudicare, mi
sembra un azzardo. Potrebbe essere anche del tutto incompetente».
Insomma
una dichiarazione che fa chiarezza anche del rapporto attuale fra i
cosiddetti verdiniani e la maggioranza: «Noi siamo pronti a sostenere il
governo anche su altre riforme liberali che dovesse presentare». Mentre
da qui a due anni «ci saranno tre grandi leadership: quella di Renzi,
quella di Grillo e quella di Salvini, e io mi pongo nei panni di un
italiano che deve votare, e ci sarà chi per votare Renzi avrà dei
problemi, perché è sempre del Pd. Noi abbiamo l’ambizione di farlo
votare a chi non lo voterebbe. Andremo per conto nostro, ma affiliati, e
porteremo 30-40 parlamentari», è la previsione.
Nell’immediato
futuro Verdini predice che il sostegno al governo non si esaurirà con il
via libera alle riforme costituzionali. Del resto, lo stesso «la nostra
missione non finisce con il via libera definitivo al ddl Boschi, ma
continua anche sul resto. Ad esempio sul referendum, che Renzi fa bene a
trasformare in un voto su se stesso». Uno schema destinato a
replicarsi, «anche se il Pd ottenesse 340 deputati, vuoi che un 10 per
cento non siano della sinistra anti Renzi? A quel punto ci saremmo noi».
Verdini
ha anche definito «un azzardo» la possibile nomina di Marco Carrai,
imprenditore, amico personale del premier, ad un ruolo chiave in ambito
di sicurezza informatica. Una possibilità, confermata due giorni fa
dall’esecutivo, che ieri ha suscitato molte reazioni. «Lo conosco perché
è fiorentino, ma potrebbe essere anche del tutto incompetente», ha
detto Verdini. «Mi aspetto una smentita, non posso neanche immaginare
che venga affidato un incarico così delicato al miglior amico del
premier. Renzi sa bene quale è la qualità dei nostri servizi segreti e
sono sicuro che per un’istituzione così delicata saprà trovare le
risorse giuste dentro gli apparati», ha aggiunto Roberto Speranza, della
minoranza del Pd, in un’intervista all’ Huffington Post .
E se i
grillini chiedono che «Renzi riferisca quanto prima al Copasir su questa
vicenda», Forza Italia, con Maurizio Gasparri e Paolo Romani, definisce
«sconcertante la sola ipotesi», rimarcando che Carrai opera con
un’azienda privata proprio nell’ambito della sicurezza informatica, e
dunque, «oltre agli altri profili, sarebbe in palese conflitto di
interessi». Ma che si vada verso un accentramento delle competenze in
capo a Palazzo Chigi è confermato sia dal contenuto del decreto Monti di
due anni fa (rimasto largamente inattuato) sia dai 150 milioni di euro
stanziati nella legge di Stabilità, che sarà Renzi a decidere come
spendere.