Corriere 18.1.\6
Contro violenza e guerre una fratellanza religiosa
di Andrea Riccardi
«Secondo
la tradizione giuridica rabbinica, un atto ripetuto 3 volte diventa
chazaqà , consuetudine fissa» — così ha detto il rabbino Di Segni nel
tempio di Roma. Alludeva alla terza visita di un Papa alla sinagoga,
quella di Francesco: «Il segno concreto di una nuova era dopo tutto
quanto è successo nel passato». Ormai la visita è un passaggio decisivo
per i Papi, segno dell’«imprescindibile legame» tra Chiesa e ebrei (per
usare le parole di Francesco). Davvero un’era nuova. Gli ebrei romani,
per secoli, sono stati costretti all’umiliazione durante il corteo del
Papa neoeletto verso il Laterano.
Oggi invece la Chiesa li cerca
come fratelli che conosce da vicino. Il Papa, nella parte più toccante
del suo discorso, ha condiviso il dolore degli ebrei di Roma per la
deportazione nazista (fatto molto sentito dalla comunità): «Le loro
angosce, le loro lacrime non devono mai essere dimenticate».
L’«imprescindibile legame» non è un’astrazione: «Non accogliamo il Papa
per discutere di teologia», ha spiegato Di Segni. Ha aggiunto:
«Accogliamo il Papa per ribadire che le differenze religiose non devono
però essere giustificazione all’odio e alla violenza, ma ci deve essere
invece amicizia».
Di Segni ha fatto un discorso non formalmente
dialoghista ma denso di responsabilità. Quella a cui i leader religiosi
sono chiamati innanzi al terrorismo, ma pure ai grandi vuoti della
società. Il senso di urgenza del rabbino ha trovato eco nel Papa, che ha
dichiarato con forza come la violenza sia «in contraddizione con ogni
religione degna di questo nome». La fede faccia crescere — ha aggiunto
Francesco — la «benevolenza» verso ogni persona. Una santa alleanza tra
religioni? In realtà giunge a maturazione il processo inaugurato da
Giovanni Paolo II ad Assisi nel 1986, quando auspicò «energie per un
nuovo linguaggio di pace, per nuovi gesti di pace… che spezzeranno le
catene fatali delle divisioni ereditate dalla storia». I processi nel
mondo religioso non sono facili né lenti, ma spesso irreversibili.