Corriere 16.1.16
Il sacerdote dei due ragazzi «Non c’è ancora tutta la verità»
di A. Ga.
Brebbia
(Varese) Don Fabio Baroncini è un sacerdote anziano e malato. Oggi è a
Milano, in una parrocchia di periferia, quartiere Niguarda: nel 2013,
quando Adam Mada Kabobo uccise a picconate tre persone, svolse un ruolo
fondamentale per la comunità, e non soltanto in chiave religiosa. Ma don
Fabio è stato uno dei preti di queste terre. Il prete, trent’anni fa,
di Lidia e di Stefano, suoi studenti, e degli altri giovani del gruppo
di Comunione e liberazione. Lo scorso 12 ottobre, agli investigatori il
sacerdote 73enne aveva confidato d’essersi fatto l’idea che l’autore
dell’omicidio fosse «un ragazzo», proprio uno dei ragazzi, perché
soltanto uno di loro «poteva sapere degli spostamenti di Lidia» e che la
stessa Lidia «non si sarebbe mai fatta mettere le mani addosso da
qualcuno a meno che non avesse affetto per lui». E di «affetto», Binda
ne aveva, ricambiato se non da Lidia di sicuro dalla sua famiglia.
Ancora ieri i Macchi (difesi dall’instancabile avvocato Daniele Pizzi)
hanno ricordato le visite a casa, dove si fermava per cena; ancora ieri
la madre di Lidia ha detto che «se davvero è stato lui», questo sarebbe
una «fonte ulteriore di strazio». Dubbi, non certezze sulle novità
dell’inchiesta. Ma del resto anche don Baroncini, di rientro dalla messa
del pomeriggio, al Corriere ha detto: «Non sono convinto che l’intera
verità sia emersa. Forse gli investigatori non hanno terminato il
proprio lavoro». Altro non ha aggiunto. Ma che cosa eventualmente sa? E
per quale motivo un altro sacerdote come don Giuseppe Sotgiu ha coperto
l’alibi di Binda mentre ha con insistenza consigliato a quella Patrizia
Bianchi, già amica del cuore di Lidia e innamorata di Stefano, di
stargli alla larga? Ancora don Baroncini, ripensando a quei tempi, ha
spiegato ai poliziotti che pur essendo stato un punto di riferimento per
i ragazzi, «ha sempre tenuto distinto il proprio ruolo di guida da
quello di confessore». Si è emozionato, il vecchio sacerdote, a
ricordare quelli di Cl, così pieni di entusiasmo, così in fiduciosa
attesa del futuro per andare all’università, crescere figli. Quelli di
Cl. Non si sono mai persi di vista. Anche uno che si era allontanato
come Stefano Binda, dopo le prime perquisizioni, ha voluto riallacciare i
contatti. Telefonate, proposte di incontri, ripetute domande.