sabato 16 gennaio 2016

Corriere 16.1.16
Le ragazze del parco
Un telo per dormire sull’erba da New Delhi a Mumbai La protesta delle giovani indiane che reclamano gli spazi pubblici Per rispondere agli stupri
di Alessandra Muglia

L’ appuntamento è per questo pomeriggio. In diverse città indiane, da New Delhi a Mumbai, le donne si ritrovano al parco con materassino e coperta. Tutte a terra per un pisolino di gruppo. Una scena decisamente insolita: si dorme per svegliare gli altri. Per combattere paura e pregiudizi. La prima volta, a Bangalore poco più di un anno fa, un vigile aveva provato a far sloggiare Lijya e altre 14 ragazze in dormiveglia al Cubbon Park: «Non potete dormire qui», aveva intimato. Ma loro serafiche: «Questo è un parco pubblico. Chiunque può fermarsi a dormire. Perché non sveglia anche quell’uomo là?». Domanda che costringe il gendarme ad arrivare al punto: «Questo non è un posto sicuro per voi». Replica pacata: «Non si preoccupi per noi».
Fiduciose, indifese, rilassate: così Lijya e le altre hanno inaugurato Meet to sleep (incontrarsi per dormire), iniziativa lanciata da Blank Noise , gruppo di attiviste indiane nel Paese degli stupri, dei delitti d’onore, delle spose bambine e dei matrimoni combinati. «Siamo partite nel 2003 come spazio per poter parlare di abusi e molestie sessuali — racconta al Corriere Jasmeen Patheja, fondatrice del gruppo — io stessa ne avevo subite in strada, e tutti mi dicevano di passarci sopra, che erano cose all’ordine del giorno, che capitavano a tutte. Ho pensato che la città poteva diventare sicura se fosse cambiato l’atteggiamento di chi la frequenta».
Così ha iniziato a mobilitare sul web i cittadini coinvolgendoli in una serie di iniziative per appropriarsi degli spazi pubblici. Meet to sleep rientra nella campagna #INeverAskForIt («non me la sono andata a cercare»), contraltare di quello che spesso si sente dire una donna quando viene molestata: se l’è cercata (uscendo fuori la sera, vestendosi in quel modo e via accusando).
Con Talk To Me (parlami), nel noto «vicolo dello stupro» di Bangalore i volontari invitavano i passanti a sedersi a un paio di tavoli, per parlare. «Alla fine l’abbiamo ribattezzato “vicolo sicuro”: la percezione del posto e la sua reputazione erano cambiati» spiega Jasmeen. Dopo il brutale stupro di una studentessa su un bus di New Delhi nel 2012 è partita l’iniziativa #SafeCityPledge , con i passanti invitati a prendersi un piccolo impegno (messo nero su bianco su un cartello). Nella stessa direzione si è mosso un altro movimento, #WhyLoiter (Perché gironzolare), anche titolo di un libro-inno al vagare senza meta. Invece le donne si ritrovano sempre a dover dimostrare di avere un motivo per trovarsi in un certo luogo, soprattutto la sera. Per creare un cortocircuito, #WhyLoiter organizza camminate notturne a Mumbai.
Molto è cambiato in India dopo dicembre 2012: la violenza sessuale non è più un tabù, le donne denunciano, i media ne parlano. «Ma che tipo di discorso si sta facendo? — polemizza Jasmeen, attivista e artista, chiamata anche a guidare workshop a Los Angeles, Londra e Germania — Si è discusso tanto di pena capitale per gli stupratori, ma i mostri vivono nella nostra società, che è parte del problema». E se dopo la notte nera di Colonia le donne europee, per non tornare indietro, si ispirassero alla fantasia e al coraggio di chi combatte nell’India sfregiata dalle molestie e dagli stupri?