venerdì 4 dicembre 2015

Repubblica 4.12.15
Gelo di Renzi su Pisapia “Non influenzi le primarie” E Balzani attacca Sala
Già vacilla il patto siglato al Nazareno due giorni fa sul rispetto reciproco Il premier non si fida del sindaco: c’è lui dietro gli affondi della sua vice
di Goffredo De Marchis


ROMA «Le primarie di Milano cominciano male, molto male ». A Palazzo Chigi e al Pd sono furibondi per la prima uscita di Francesca Balzani, la candidata di Giuliano Pisapia. «La campagna per i gazebo si fa con le idee, non con la logica della delegittimazione o peggio della demonizzazione dell’avversario», ha spiegato Matteo Renzi a chi lo ha sentito ieri. «Anche perché così si rischia di sfasciare tutto dopo il voto». Il pericolo è violare l’unica regola su cui il sindaco di Milano e il segretario dem hanno concordato nel vertice di mercoledì: chi perde riconosce il vincente e lo sostiene alle elezioni. Adesso Renzi si fida meno di Pisapia, anzi lo ha messo nel mirino e lo scontro può raggiungere livelli molto alti nei prossimi giorni. «Giuliano si deve fare da parte. Ha scelto lui di tirarsi indietro, ora non influenzi la partita». La sortita di Balzani non è stata accolta bene neanche dallo sfidante Beppe Sala che nei suoi colloqui si è lasciato scappare la prima battuta velenosa del confronto: «Lei dice che io sono vintage? Lo è molto di più chi ha sostenuto Cofferati in Liguria».
Cosa ha detto la vicesindaco milanese? Ha attaccato il “candidato” Sala frontalmente: «Vedo che la sfida attira molti manager, compreso Passera. Non è però una partita per un consiglio di amministrazione, ma per governare e amministrare una città e quindi per avere a che fare con le persone ». Poi ha preso spunto da una battuta di Sala sulla «Milano da bere per pochi» che andrebbe superata. «Mi fa un po’ di malinconia. Uno slogan di quando ero ragazzina. Un salto nel passato, una cosa un po’ vintage», ha detto la Balzani. «Milano è una città piena di vita, piena di allegria. Di brio. Speriamo più in uomini della provvidenza che in uomini della penitenza».
Sala continua a non muoversi ufficialmente fino a che non sarà scaduto il suo incarico all’Expo. Ma i manifesti in suo favore, uno di (quasi) tutto il Pd milanese, l’altro della società civile (tra i nomi Piero Bassetti, Salvatore Veca e don Gino Rigoldi), verranno presentati con centinaia di firme a cavallo del 7 dicembre quando comincia la raccolta di adesioni in vista delle primarie. Nel frattempo si aspetta che le candidatura di sinistra, Balzani e Pierfrancesco Majorino consumino il loro scontro interno. Due concorrenti della stessa area possono danneggiarsi a vicenda e Majorino, per il momento, non ha alcuna intenzione di ritirarsi. E Sala, per non scoprirsi a sinistra, ha già deciso di rifiutare qualsiasi alleanza con Ncd, sia al primo sia al secondo turno. L’area di centro la coprirà con una sua lista civica.
Alla vigilia dei banchetti dell’orgoglio e della mobilitazione Pd allestiti in questo week end, dunque, le amministrative sono un problema da affrontare. Le postazioni per incontrare i cittadini saranno oltre 2000. L’hashtag ufficiale, per seguire l’evento su Twitter, è piuttosto berlusconiano: “Italia coraggio!”. Il coordinamento comunicativo è affidato a Simona Ercolani che curerà poi la regia della Leopolda. Si punta a verificare l’effetto soprattutto nelle città dove si voterà a giugno. A Napoli per esempio dove Antonio Bassolino è in piena campagna per le primarie. E che ha accolto così le notizie sui gazebo aperti a Milano: «Bene, facciamo lo stesso a Napoli». Ormai anche a Largo del Nazareno si giudica «impossibile» stoppare la candidatura dell’ex sindaco. Meglio concentrarsi sulla scelta dell’avversario. A Roma i banchetti saranno presidiati dal presidente del Pd Matteo Orfini. Ma anche nella Capitale rimane la questione degli ex. Ignazio Marino sembra sempre più vicino alla ricandidatura. All’assemblea di Sel ha in pratica presentato un suo programma alternativo al Pd. «Costruiamo il partito dei cittadini — è lo slogan del chirurgo — . È ora di dire basta al partito di prefetti e commissari per far vincere la democrazia».