Repubblica 4.12.15
Corte Costituzionale si vota tra dieci giorni l’ultimatum del Colle
di Liana Milella
ROMA Consulta: i protagonisti sono ormai Mattarella, Grasso e Boldrini. Si vedono di mattina, decidono la linea. Il capo dello Stato non ammette ulteriori rinvii. Il suo è un vero e proprio ultimatum, veicolato nel pomeriggio da Boldrini e Grasso. A deputati e senatori, “colpevoli” di non aver ancora scelto i tre giudici mancanti dopo 29 tentativi, vengono concessi altri dieci giorni. Boldrini convoca la prossima seduta per lunedì 14, ma poi, se dovesse ancora essere fumata nera, ci saranno riunioni ogni giorno alle 19, per non intralciare la legge di stabilità. Ma il 2015 si deve chiudere con la scelta già fatta. L’attuale terna, Augusto Barbera (Pd), Francesco Paolo Sisto (Fi), Ida Angela Nicotra (Ap), vacilla. Da vertici dello Stato arriva un segnale chiaro, servono «nomine condivise». Non si può aprire solo a Forza Italia, ma anche a M5S. Il presidente del Senato Piero Grasso prima colpevolizza il Parlamento, che «sta dando al Paese una brutta immagine delle istituzioni e della politica » e «non può mettere a rischio la funzionalità della Consulta», poi indica una strada, la «condivisione » appunto.
È la novità della giornata, il «cambio del metodo», come dice Grasso. Perché il quorum a 571 e il voto segreto «impongono una condivisione ampia all’interno dei gruppi e tra maggioranza e opposizione». Nomi «già in campo o da individuare di riconosciuta professionalità, esperienza, indipendenza». Parole, di certo, non scelte a caso, che suonano come un “arrivederci” rispetto a nomi divisivi. M5S pone il veto su Sisto, ma pure su Barbera (dice Danilo Toninelli che «non ha i voti»), ripesca la già bruciata Sandulli. Ufficialmente il Pd tiene su Barbera , il capogruppo Ettore Rosato lo difende, ma già il ministro Maria Elena Boschi ipotizza «candidature super partes e molto rappresentative ». Serve «un dialogo vero con tutte le forze politiche» come chiede la sinistra Dem con Roberto Speranza. Nella maggioranza c’è lo scoglio dei centristi, Tabacci e Dellai continuano a premere. Il loro candidato, Gaetano Piepoli, ha preso ben cento voti. Da registrare due provocazioni. Il grillino Alessandro Di Battista calcola che le 239 fumate nere sono costate finora 13 milioni di euro. Ignazio Messina (Idv) chiede che sia Mattarella a «indicare tre nomi autorevoli e da votare».