martedì 29 dicembre 2015

Repubblica 29.12.15
L’ultima sfida di Renzi dai sindaci al referendum “Nel 2016 mi gioco tutto”
Il premier è convinto di poter rispettare le previsioni sulla crescita Oggi la conferenza stampa di fine anno con il bilancio di governo
“In Libia possiamo andare solo sotto l’egida dell’Onu, come abbiamo fatto in Libano”
La partita con l’Europa si giocherà nei due faccia a faccia del nuovo anno, con Merkel e Juncker
di Goffredo De Marchis


ROMA. «Abbiamo approvato leggi molto attese e spesso passate sotto silenzio. Noi pure ne abbiamo parlato poco». Con questa premessa Renzi vuole sfruttare la conferenza stampa di fine anno di stamattina per fare il suo bilancio del 2015. Partirà però dall’attualità più stretta. Ieri ha visto il nuovo leader libico, frutto della tregua siglata nelle ultime settimane. E spiegherà la strategia internazionale dell’Italia nella guerra al fondamentalismo islamico. «A Tripoli si fanno dei passi avanti. Noi non interverremmo militarmente ma se ci sarà bisogno parteciperemo a una missione con bandiera Onu. Il modello è il Libano», ha spiegato ieri dopo il colloquio a Palazzo Chigi. Non a caso una missione cominciata dal’Italia, guidata oggi dall’Italia, che vede la presenza di ben 1100 militari italiani. Sulla politica estera, che poteva essere un pericoloso inciampo nella vita del governo dopo gli attentati di Parigi e con un’Europa profondamente divisa sulla risposta comune, Renzi considera la sua strategia la migliore tra quelle in campo. È stato giusto essere prudenti, è stato corretto mettere in campo l’idea di collegare risorse per la sicurezza e la cultura. «L’Italia è tornata », dice Renzi. «Ora siamo protagonisti a Vienna sulla Siria e a Roma e New York sulla Libia. Prima eravamo tagliati fuori».
Ma certo non è questo il cuore della narrazione renziana quando si rivolge direttamente agli italiani ovvero agli elettori. Snocciolare numeri, in particolare quello della crescita seppure lieve. Dimostrare come nell’ultimo anno l’Italia sia uscita dall’immobilismo e come tutto questo sia dovuto al governo, in carica ormai da 21 mesi. Questo vuole essere il leit motiv nel luogo deputato per i bilanci. Il premier vuole dimostrare che il suo è largamente in attivo. A cominicare appunto dal segno più riferito al Pil: +0,8 dopo tre anni di segno meno. Partirà però dall’attualità più stretta. Ieri ha visto il nuovo leader libico, frutto della tregua siglata nelle ultime settimane, perciò inizierà da lì. E spiegherà la strategia internazionale dell’Italia nella guerra al fondamentalismo islamico. Ma il vero obiettivo di Renzi è far passare altri messaggi. Oggi è l’occasione per far sapere alla gente che si sta cambiando, contrastando la propaganda di quelli che Renzi chiama i “gufi” naturalmente.
Il Jobs act è diventato legge e oltre ai numeri degli occupati, il premier punterà a dimostrarne il valore attraverso il dato dei mutui. Più 94 per cento nel 2015. Come dire che con un lavoro stabilizzato c’è la nuova possibilità di acquistare una casa. «L’economia torna su, le tasse vanno giù». Renzi vuole spiegare nel dettaglio, dopo l’approvazione della manovra, come e quanto risparmieranno i cittadini. Poi c’è l’approvazione della riforma della pubblica amministrazione (in attesa dei molti decreti attuativi che la renderanno pienamente operativa), la buona scuola, le leggi sulla giustizia, ovviamente l’Italicum, la legge elettorale sula quale Renzi spiegherà quanto siano vere le voci che prevedono un possibile cambiamento in corsa. E sulle banche il pressing delle opposizioni non nè ancora finito.
Ma non si parlerà solo del 2015. Il 2016 è l’anno delle amministrative in 5 grandi città (Roma,Bologna, Napoli, Milano e Torino) con un Pd che fatica nei sondaggi e alcuni candidati sindaci ancora scoperti. E a ottobre si terrà il referemdum confermativo sulla riforma costituzionale che viene considerato dallo stesso premier uno spartiacque dell’azione di governo e contro il quale affilano le armi gli oppositori ì traversali del premier. Molti lo vedono come l’occasione per buttarlo giù. «Lì mi gioco tutto», ripete da tempo.
La resa dei conti con l’Europa è in pieno svolgimento e nel 2016 Renzi è atteso da due appuntamenti cruciali. Il primo con il presidente della commissione Juncker e il secondo con la Cancelliera Angela Merkel. Ma intanto, spiega Renzi, l’Italia ha già ottenuto qualcosa a Bruxelles, un inversione di tendenza rispetto al passato e alle politiche di austerità: «La flessibilità ora fa parte delle regole continentali e per l’Italia significa avere 16 miliardi di euro in più. Da usare per la crescita».