martedì 29 dicembre 2015

Il Sole 29.12.15
Lotta al sommerso. Studio delle Entrate su nero e criminalità
L’evasione va di pari passo con i reati contro la proprietà
di G. Par.


Una stretta correlazione tra evasione fiscale e reati contro la proprietà. Un effetto «sostituzione», invece, tra casi di basso livello di tassazione e frodi. Sono i risultati a cui perviene lo studio «Tax gap and economic crimes in italian provinces» pubblicato nella collana delle Entrate «Argomenti di discussione» e realizzato da Amedeo Argentiero, Bruno Chiarini ed Elisabetta Marzano. I tre studiosi hanno preso in considerazione i dati del periodo 2006-2010 per costruire un panel in grado di dimostrare come interagiscono tra di loro il «nero» da un punto di vista tributario e la criminalità sul territorio.
Ebbene lo studio giunge alla conclusione di uno stretto collegamento tra evasione fiscale e crimini contro la proprietà: è il caso, ad esempio, di rapine, furti e furti d’auto. Si può parlare in queste circostanze di una relazione tipo complementare: nelle province dove l’evasione fiscale è più alta c’è maggiore incidenza di questi reati, tanto che l’aumento dell’evasione sembra generare quasi in automatico la loro crescita. In sostanza chi subisce tali reati è tendenzialmente più incline a non pagare le tasse e a sfuggire agli altri adempimenti fiscali. Che cosa vuol dire? Nel momento in cui subiscono, ad esempio una rapina, si mostrano generalmente i meno reattivi nel denunciare il fatto. In questo modo l’estendersi del fenomeno dell’evasione spinge in alto tali attività criminali perché diminuisce la percezione di rischio, cioè di denuncia, da parte dell’autore del crimine.
Gli autori della ricerca, invece, fanno notare che «il grado di sostituzione per frode e usura è correlato alle dimensioni della pressione fiscale». In sostanza, in corrispondenza con un elevato livello di pressione fiscale, la propensione che prevale è di evadere, mentre davanti a un livello basso di tassazione per massimizzare eventuali guadagni non dovuti, determinati soggetti potrebbero effettuare frodi, in vista di maggiori guadagni. Detto in altre parole, lo scambio tra il ruolo di autore di frodi con quello di evasore aumenta al crescere della pressione fiscale. Così, a parità di altri fattori, quanto più elevata è la pressione fiscale, tanto più l’individuo predilige l’evasione rispetto alle frodi e all’usura.
Evidenze diffuse proprio nel giorno in cui il procuratore della Repubblica di Roma, Giuseppe Pignatone, il comandante regionale della Guardia di Finanza, Bruno Buratti e il direttore regionale del Lazio, Carla Belfiore hanno firmato un protocollo di intesa che incrementa le sinergie per il contrasto all’evasione fiscale in presenza di reati tributari. L’obiettivo dell’intesa è quello di collaborazione basata sullo scambio di informazioni, anche attraverso procedure informatizzate, per migliorare l’efficacia complessiva e la tempestività dell’azione accertatrice sia sulle imposte sui redditi sia sull’Iva.
Le informazioni seguiranno un flusso strutturato che coinvolgerà le tre istituzioni nelle varie fasi dei procedimenti: l’invio delle denunce di reato alla Procura da parte delle Entrate e della Guardia di Finanza; la comunicazione dell’Agenzia alla GdF dell’esito dell’accertamento relativo alle indagini avviate dalle Fiamme gialle; la comunicazione della Guardia di Finanza alle Entrate dell’ammontare dei beni sottoposti a sequestro su disposizione dell’autorità giudiziaria; la segnalazione del Pubblico ministero all’Agenzia e alla GdF dell’avvio dell’azione penale. Si punta in questo modo a evitare dispersioni o duplicazioni dei procedimenti legati all’attività di contrasto all’evasione.