lunedì 28 dicembre 2015

Repubblica 28.12.15
“È instabile” la first lady di Israele inguaia Bibi
Nuovo scandalo per la signora Netanyahu che cerca di sfuggire alle domande dei giudici sulle sue spese private
di Fabio Scuto


GERUSALEMME I colleghi israeliani, nei giornali, nelle tv e nelle radio, nei siti internet e nei magazine, sono in fermento. Perché la prossima storia politica sensazionale non è legata ai negoziati di pace o a quelli per tenere in piedi una difficile maggioranza di governo. Ma potrebbe segnare la fine di un’epoca e portare il Paese dritto a nuove elezioni.
E’ una vicenda che coinvolge una situazione familiare sempre sul punto di esplodere che si sta trasformando in un’indagine penale gettando i semi di uno scandalo politico. Riguarda le residenze del primo ministro Benjamin Netanyahu: la polizia israeliana intende indagare Sara, la consorte del premier, sulle spese e la gestione delle due case della coppia, quella ufficiale di Balfour Street a Gerusalemme e la villa (privata) sul mare a Cesarea.
Gli avvocati della coppia non vorrebbero che la signora venga ascoltata dagli investigatori e stando ad alcune indiscrezioni, subito riportate da stampa e tv, avrebbero caldeggiato la chiusura dell’inchiesta perché Sara Netanyahu ha «un problema mentale e quindi non è processabile ». La smentita in tv fatta ieri dal portavoce del premier non ha convinto nessuno.
I dettagli di questa vicenda sono emersi nel corso delle testimonianze per il processo intentato da Menny Naftali, un ex membro di servizio di casa Netanyahu, che ha denunciato maltrattamenti, salari sottopagati e orari insostenibili.
Dopo le testimonianze di altri membri dello staff — Naftali è il quinto dipendente che fa causa ai Netanyahu — il Controllore dello Stato (la Corte dei Conti israeliana) rese pubblico lo scorso febbraio un duro rapporto su quel che accade dietro le mura di Balfour Street a Gerusalemme e nella villa di Cesarea: irregolarità nelle spese, acquisti privati messi in conto allo Stato e molti altri eventi “strani”. Come il “Bottlegate”, lo scandalo delle bottiglie: un autista era incaricato di restituire ai negozi i vuoti a rendere e il rimborso finiva nel portamonete di Lady Netanyahu.
Nel bilancio in carico dello Stato in un anno sono poi finiti 6000 euro in candele aromatiche, 60.000 in acqua per la piscina. Altre decine di migliaia in ristoranti e catering, pur disponendo di cucine e cuochi di servizio.
L’uomo che ha cercato di scongiurare finora questa indagine è il Procuratore generale Yehuda Weinstein, che terminerà il suo mandato in gennaio. Weinstein è stato uno degli avvocati dei Netanyahu, quando un’indagine simile venne aperta nel 1999. Adesso salta fuori che il legale ingaggiato per questa causa, Yaakov Weinroth, era assieme a Weinstein nel collegio di difesa.
Non c’è quindi da meravigliarsi che l’avvocato dei Netanyahu sia riuscito a organizzare con lui una “riunione informale” qualche settimana fa in cui è stata discussa la deposizione di Sara Netanyahu. E qui — scrivono i giornali — ci sarebbe stato quel riferimento a «un serio problema mentale».
Si tratta di uno scenario senza precedenti. Il legale di un “possibile” indagato discute col Procuratore generale di un interrogatorio prima ancora che l’indagine sia iniziata.
Se il sospetto per Sara Netanyahu di aver commesso reati in ambito etico — per le spese allegre nelle residenza — diventerà un’indagine penale, scuoterà con forza il governo in generale, e suo marito Bibi in particolare. Si potrebbero riaprire le “vecchi cicatrici” dell’indagine del 1999.
Per i colleghi israeliani «il dado è ormai tratto»: un altro clamoroso scandalo è alle porte.