Repubblica 18.12.15
Ora missione militare a Tripoli, guida italiana nel caos milizie
di Vincenzo Nigro
CI sono 52 milizie soltanto nell’area di Tripoli. Sono gruppi militari legati a partiti politici, brigate islamiche, milizie di quartiere, paranze di contrabbandieri e trafficanti che si sono affiliati ad altri miliziani “politici”, clan di criminali che presidiano la loro zona d’affari, per esempio i trafficanti di droga che controllano parte di Tajura.
Bene: è in questo girone infernale che dovrà infilarsi il generale dell’Esercito italiano Paolo Serra, ex capo di Unifil in Libano e oggi consigliere militare dell’Onu per la Libia. Serra ha la prospettiva non invidiabile di diventare capo militare della missione Onu nel paese che fu di Gheddafi: dovrà arrivare in Libia con un esercito multinazionale, sostenere il nuovo governo, addestrare polizia e militari, garantire la sicurezza del governo libico e delle ambasciate straniere, proteggere la missione Onu e quella dell’Unione europea. Non sarà semplice.
SOLDATI E CARABINIERI ITALIANI
La missione militare guidata da Serra per il momento è stata concepita “a fisarmonica”: si allargherà a seconda delle richieste. Il ministro Pinotti, in un’intervista di alcuni mesi fa, si era lasciata sfuggire che l’Italia pensa di impegnare anche 6.000 uomini. Ieri il Times da Londra ha scritto che Londra metterebbe a disposizione 1.000 uomini. Ci stanno lavorando.
IL CONTROLLO DELLA CAPITALE
Nel suo ruolo da giorni Serra ha iniziato a volare da Tunisi (dove Unsmil ha la sua base provvisoria) verso le varie “capitali” della Libia divisa. Misurata, Tobruk, Tripoli. Alcuni incontri gli sono andati bene, sicuramente quelli con i capi politici e militari di Misurata, una città commerciale che ha l’interesse di tenere unito il paese e di rafforzare i suoi rapporti con l’Europa.
Altri sono stati meno fruttuosi: parte del governo di Tripoli gli ha remato contro quando ha saputo che per assicurare garanzie di sicurezza nella capitale Serra puntava molto proprio sulle milizie di Misurata. Ma è importante che a Tripoli si raggiunga un accordo fra le milizie per far entrare in città il governo di Fayez Serraj.
A TRIPOLI NUOVA BATTAGLIA?
Il controllo della capitale sarà strategico. Serra nei colloqui con le milizie ha capito che presto ci saranno degli “aggiustamenti”, dei regolamenti di conti in vista dell’arrivo del governo Onu. «Abbiamo capito che il nuovo governo non metterà piede a Tripoli prima di una settimana se va bene», dice un diplomatico italiano. Nel frattempo milizie e bande criminali varie prevedibilmente si combatteranno per farsi trovare pronte ad accogliere l’Onu e il suo governo in posizioni di forza.
LA RISOLUZIONE ONU
Nel frattempo a New York all’Onu è già in preparazione la risoluzione con cui il Consiglio di sicurezza dirà che il governo libico formato ieri in Marocco «è l’unico riconosciuto dalla comunità internazionale ed è quello a cui andrà il suo sostegno». Il voto potrebbe arrivare già lunedì prossimo, e permettere al governo libico di fare le sue richieste all’Onu. Prevedibilmente Tripoli chiederà all’Onu la messa in sicurezza della città, l’addestramento di militari e polizia, soprattutto il sostegno alle amministrazioni civili, in un’operazione di “institutions building” che le Nazioni Unite stanno studiando da mesi. Poi ci sarà una seconda risoluzione.
CHI BOICOTTA?
Le prossime ore saranno decisive per capire se il governo Onu riuscirà anche solo ad insediarsi. I presidenti dei due parlamenti, che perderanno ruolo e potere nella nuova geografia politica libica, sono stati i principali sabotatori dell’intesa. Nuri Abusahmain (un commerciante di Tripoli, importatore anche di cibo italiano) e Agila Saleh Issa, capo del Parlamento di Tobruk, sabato all’ultimo minuto si sono incontrati a Malta per cercare un’intesa alternativa all’Onu.
Non è chiaro come verranno compensati, o se mobiliteranno i loro miliziani. Nel frattempo, prima della firma in Marocco, il generale Serra e l’inviato Onu Martin Kobler, erano volati a Marj, vicino Tobruk, dove ha la sua base il generale filo- egiziano Haftar. È l’uomo che puntava a diventare il nuovo Gheddafi di Libia, ma ha aggravato le divisioni del paese senza riuscire a conquistarlo. Dovrà farsi da parte come capo dell’esercito; bisogna capire cosa offriranno anche a lui, e se si accontenterà.
L’Onu prepara una risoluzione. L’incognita del ruolo degli ex generali di Gheddafi: dovranno fare un passo indietro La forza sarà multinazionale, con il ruolo di sostenere il nuovo governo, addestrare la polizia e garantire la sicurezza.