Repubblica 18.12.15
“Non ho scheletri nascosti” La mossa del premier per uscire dall’angolo
di Goffredo De Marchis
ROMA. I numeri a favore della Boschi, nella voto di oggi sulla mozione di sfiducia, saranno schiaccianti. E le assenze, le defezioni, gli inaspettati sostegni dalle opposizioni garantirano l’esito dell’”atto politico” al quale Matteo Renzi tiene. Ma non bastava e da almeno 48 ore, nervosissimo, il premier cercava un’altra mossa, più efficace, con un impatto sul consenso elettorale molto maggiore della solidità scontata della maggioranza intorno al ministro delle Riforme. «La giocata di oggi è Cantone — ha spiegato il premier ai collaboratori — . Loro pensano che io sulle banche abbia dei problemi. Ma io vado all’attacco».
L’individuazione del capo dell’Autorità anticorruzione per gli arbitrati risponde, o meglio deve rispondere, a una serie di fronti di attacco. Si escludono infatti dalla partita la Consob e Banca d’Italia, poco vigili nel crollo degli istituti di credito interessati, Banca Etruria in testa, agli occhi dell’opinione pubblica. E non solo a quelli, visto che fin dall’inizio Renzi ha espresso in privato molti dubbi sull’operato di Palazzo Koch. Viene così evitato anche il rischio di nuovi conflitti d’interesse, formula alla quale è stata “inchiodata” in questi giorni la Boschi per il ruolo del padre nella banca aretina. La terzietà di Cantone servirà a cancellare i possibili sospetti di un gioco delle parti per coprire responsabilità e manchevolezze, ad arginare altri attacchi.
Il magistrato napoletano è anche unoscudo contro nuovi dubbi sull’attenzione del governo per la legalità che partono da Roberto Saviano e vengono rilanciati dal popolo grillino. Come a Milano per l’Expo e a Roma finita nel la bufera di Mafia capitale, l’Authority tutela l’immagine della politica e la mette sulla lunghezza d’onda delle inchieste giudiziarie. «Io non solo non ho problemi su queste cose — ripete Renzi ai suoi interlocutori — . Io rilancio, vado all’attacco. La mia forza, dev’essere chiaro, è che non ho scheletri nell’armadio e non ho paura di niente».
Il caso Banca Etruria ha agitato moltissimo il premier perché rischia di di intaccare la narrazione, lo storytelling delle origini renziane. L’ubi consistam della scalata al potere dell’ex sindaco di Firenze è proprio la distanza siderale «dalla politica di relazione, dal capitalismo di relazione, dal familismo della palude romana». Non a caso, le tre personalità forti del renzismo (lo stesso premier, la Boschi e Luca Lotti) si vantano di essere «gente del contado», periferici alle grandi città, estranei a certe logiche del potere: uno di Rignano sull’Arno, l’altra di Laterina e Lotti di Montelupo fiorentino. Venuti su dal nulla. Non poteva dunque esserci un avvitamento mediatico peggiore delle storie di “babbi”, di intrecci familiari con banche e aziende.
Bisognava uscire dall’angolo e non era sufficiente una vittoria facile sulla fiducia al ministro Boschi strappata in Parlamento, ovvero in un luogo che presso i cittadini gode di una fama modesta, tanto più nell’elettorato grillino o che può orientarsi al voto grillino. Cantone invece è una garanzia, appare inattaccabile e sopra le parti. Rassicura anche i circa12500 risparmiatori che si sono fidati delle quattro banche coinvolte (Etruria, Carichieti, Carifermo e Banca Marche) come dimostrano le prime reazioni positive delle associazioni dei consumatori. È insomma una mossa che parla fuori dal Palazzo e non si consuma soltanto nelle aule parlamentari.
Detto questo, il Pd ha lavorato ieri tutto il giorno per assicurarsi un successo contro la mozione di sfiducia, un’unità certificata del Partito democratico e della maggioranza facendo emergere anche le divisioni nelle opposizioni. I conservatori e riformisti di Fitto voteranno probabilmente contro l’iniziativa dei 5stelle, Forza Italia lascerà l’aula. Anche alcuni deputati di Sinistra e libertà potrebbero non partecipare al voto. In poche parole, deve diventare, nelle intenzioni del governo, plastico ed evidente l’isolamento sostanziale di grillini e leghisti. Un messaggio che può passare anche all’esterno. Ma poi rimangono le inchieste della Procura, le storie di soldi, i possibili nuovi avvisi di garanzia. E no, il Palazzo non poteva bastare.
Oggi la mozione di sfiducia contro la Boschi sarà respinta con maggioranza schiacciante, ma Renzi voleva un colpo ad effetto