sabato 12 dicembre 2015

Repubblica 12.12.15
Il ministro diserta la prima giornata della kermesse per le polemiche. Arriva oggi
Renzi: “Il caso banche rischia di oscurarci” La Boschi prende tempo
di Goffredo De Marchis


FIRENZE. Renzi sente di essere stato trascinato nella bufera suo malgrado e proprio durante la Leopolda, il simbolo del renzismo, che quest’anno doveva diventare l’occasione per rivendicare i successi del governo. «E’ un problema grave ma che dovrebbe ricadere su altri, a cominciare dalle banche, dalle loro colpe», spiega ai suoi collaboratori. Difende il decreto «che ha evitato guai peggiori ai correntisti e all’occupazione», protegge il ministro Maria Elena Boschi nell’occhio del ciclone perché suo padre era vicepresidente di Banca Etruria prima del commissariamento. Ma nessuno qui sottovaluta le conseguenze politiche di una vicenda che ha un fortissimo impatto sociale. Infatti l’esecutivo lavora a un provvedimento, ancora coperto dal segreto, che «riuscirà a raccontare meglio tutta la vicenda degli obbligazionisti».
Nella giornata sulle montagne russe della Boschi c’è già il segno di un evento simbolico faticosamente al decollo. Il ministro delle Riforme subisce il durissimo attacco di Roberto Saviano. E diserta l’apertura della Leopolda con la scusa della discussione sulla stabilità in commissione Bilancio. Attesa fino all’ultimo momento, in tarda serata rinuncia, proprio lei che organizza la manifestazione e ne è una delle anime. Prende tempo, per arrivare oggi. Salta anche l’invito a “Otto e mezzo”. Troppa pressione, meglio evitare il proscenio per un giorno.
Per salvare l’appuntamento, perché l’immagine del governo, quest’anno al centro della Leopolda con la partecipazione di quattro ministri, non esca appannata, Renzi usa l’arma dell’attacco. I tecnici sono al lavoro su una norma finora rimasta coperta. Ma domani, quando davanti alla Leopolda è prevista una manifestazione delle “vittime del salva-banche”, il premier vuole trovare un momento per incontrare una delegazione del comitato e si prederà la sua dose di critiche. A chi va attribuito però il pasticcio drammatico dei risparmi azzerati? Una risposta chiara la fornisce il renziano Davide Ermini quando indica l’obiettivo della commissione d’inchiesta annunciata da Renzi: «Dovrà verificare l’attività di Banca d’Italia ».
E’ su Via Nazionale che si addensano i dubbi di Palazzo Chigi. Renzi si era affidato alla riforma delle popolari perché da Bankitalia gli avevano garantito che avrebbero messo tutto a posto in corso d’opera. Insomma la vigilanza non ha funzionato prima, quando si accumulavano le sofferenze, e non ha funzionato dopo quando si doveva capire che si sarebbe arrivati a un punto di rottura. Questi sono i ragionamenti che si fanno nel circolo ristretto dei renziani.
Però l’impatto politico non può essere scaricato sulla banca nazionale. Come dimostra la giornata difficile della Boschi e come si capisce dal teso dialogo sull’asse Roma Bruxelles, che Renzi ha affidato a Pier Carlo Padoan al quale ha chiesto di ricordare tutti gli aiuti di Stato avuti dalle banche tedesche. Di fronte ai numeri dei risparmiatori traditi, la manifestazione fiorentina sarà l’occasione per mostrare altri numeri: la più alta produzione industriale da 10 anni, i 55 mila posti di lavoro per i giovani. Ieri Renzi ha scelto Teresa Bellanova, ex Cgil, oggi sottosegretario al Lavoro, per dare il senso del cambiamento anche nel mondo del lavoro, del successo del Jobs act. «Lei è la prova della differenza tra i nuovi e i vecchi sindacalisti», dice il premier ai suoi.