sabato 12 dicembre 2015

La Stampa 12.12.15
Rischio per Renzi, una Leopolda oscurata dal caso Saviano-Boschi
Lo scrittore: la ministra si dimetta, è in conflitto d’interessi su Banca Etruria
di Fabio Martini


Viene, non viene, dove sta? Prima che si accendano i riflettori sulla kermesse renziana della Leopolda, nei corridoi della vecchia stazione si parla quasi soltanto di Maria Elena Boschi, per la prima volta nell’occhio del ciclone dopo il decreto che ha “salvato” la banca per anni amministrata dal padre. Ma col passare delle ore il problema si è rivelato, non tanto la presenza del ministro (annunciata in tarda serata), il problema è che il caso-Boschi ha sempre più preso quota proprio nel giorno in cui si è inaugurata (in un’atmosfera festosa) la sesta edizione della Leopolda, la kermesse che qualche anno fa aveva contribuito ad aprire la strada al fenomeno renziano. Immaginata come celebrazione dei risultati ottenuti dal governo e studiata come evento mediatico capace di lanciare un ponte sul futuro, la Leopolda rischia di essere, almeno in parte, oscurata dalla storia delle banche. Con un’aggravante: in queste ore la punta di diamante nell’attacco alla Boschi si è rivelato Roberto Saviano, un personaggio solitamente appartato e tra i pochi sulla scena pubblica con una reputazione integra.
In un articolo per Il Post e poi in un video per “la Repubblica”, lo scrittore non soltanto chiede le dimissioni del ministro, ma per la prima volta parla con il piglio di chi potrebbe catalizzare un dissenso della sinistra “ragionevole” rispetto al governo guidato da Matteo Renzi. Saviano usa espressioni inedite («Parlo all’Italia riformista»), attacca direttamente Matteo Renzi, al quale rimprovera sul decreto-banche «l’ennesimo atto autoritario». Difficile capire cosa abbia in testa Saviano, personaggio che sarebbe difficile etichettare come «gufo»: magari quella dello scrittore è soltanto un’indignazione momentanea, ma certo si tratta di un personaggio che, per la sua storia, può dar fastidio a Renzi.
E lui, il presidente del Consiglio? Chi ci ha parlato lo ha trovato arrabbiato nero. Forse come mai in quasi due anni di governo. Renzi in queste ore ripete con i suoi che la vicenda che vede sotto attacco Maria Elena non riguarda il padre del ministro, «ma il complesso del sistema bancario», che «non c’è conflitto di interessi» e in ogni caso «l’intervento non ha richiesto neppure un euro di risorse pubbliche». Ma a Renzi non è sfuggito che nelle ore difficili per il caso-Boschi, si è determinata un’inedita, sicuramente non concordata, convergenza: quella tra Saviano e Silvio Berlusconi, protagonista ieri dell’affondo più tagliente dall’inizio del governo. Segnali di vento che cambia? Su queste cose Renzi è sempre stato sensibilissimo.
A fine ottobre, dopo il ritorno da un viaggio in Sudamerica, tra palazzo Chigi e Montecitorio, si diffuse una diceria mai confermata e che parlava di una fortissima irritazione del presidente del Consiglio nei confronti di Raffaele Cantone, sospettato di lavorare nell’ombra.
Ieri sera Renzi ha dato il via alla Leopolda. Prima serata dedicata alle realizzazioni compiute dal governo. Partenza spumeggiante all’insegna dell’autopromozione con punte di enfasi. Il sindaco di Ercolano: «La Leopolda è un posto eccezionale, dove la politica emerge in tutta la sua bellezza». Accolto con un discreto applauso ha parlato Giuseppe Sala, commissario Expo candidato di Renzi per le comunali di Milano. E’ iniziata così la sesta edizione della Leopolda, “terra degli uomini”, la kermesse inventata sei anni fa da Matteo Renzi e che soprattutto nelle prime tre edizioni, ha rappresentato una fucina di progetti e di futura classe dirigente. Da questa mattina, con «vip non famosi» si proverà a replicare il successo delle prime edizioni: con una differenza. La Leopolda non è più all’opposizione, è dentro la stanza dei bottoni.