mercoledì 2 dicembre 2015

La Stampa TuttoScienze 2.12.15
“I neutrini cosmici raccontano gli eccessi dei buchi neri”
di Gabriele Beccaria


I primi due alieni, individuati nel 2013, furono soprannominati Bert ed Ernie. «Così era facile ricordarli». Poi sono aumentati, i personaggi di «Sesame Street» sono finiti e ora - racconta Francis Halzen - «gli eventi in cui si manifestano sono diventati centinaia».
Gli alieni sono i neutrini cosmici e, definiti così, lo sembrano a tutti gli effetti. L’eccezionalità sta nel fatto che individuarli è ancora più difficile che trovare quelli generati negli impatti con l’atmosfera, trapassandoci, a miliardi ogni secondo, senza che ce ne accorgiamo. Quelli cosmici provengono dagli ambienti più estremi dell’Universo, come buchi neri e supernovae e Halzen è uno dei massimi esperti nella caccia a questi fantasmi. Fisico alla University of Wisconsin, Madison, ha raccontato le sue indagini a Berna, in Svizzera, in occasione dei Premi Balzan 2015. I dati che lo emozionano provengono dalla fantascientifica struttura al Polo Sud che ha contribuito a creare. Si chiama «Ice Cube Neutrino Observatory» e il telescopio consiste in una serie di pozzi zeppi di sensori. Mentre i neutrini «atmosferici» sono una pioggia, quelli cosmici sono gocce isolate. Ma - spiega Halzen - «assomigliano ai lampi di raggi gamma che gli astronomi osservano nella luce». È quindi possibile che astronomi e fisici stiano intercettando manifestazioni con un’origine comune. La differenza, al momento, consiste nelle lunghezze d’onda: più corte - migliaia di volte - quelle dei neutrini ad alta energia.
Quando si chiede a Halzen che cosa scoprirà sull’Universo, risponde con una risata: «Non lo sappiamo ed è questa imprevedibilità a rendere tutto più affascinante». E aggiunge che ora l’obiettivo è accrescere i dati sui «suoi» neutrini. Lo si farà con un altro telescopio, ancora più potente, in progetto accanto all’«Ice Cube».