La Stampa 4.12.15
Caos Consulta, adesso il Pd dovrà cercare il voto grillino
Dieci giorni per risolvere l’impasse. Rosato: pronti a dialogare con tutti
di Fabio Martini
Sembra soltanto una battuta spiritosa da Transatlantico ma potrebbe diventare profetica: «Con l’aria che tira, la prossima volta prepariamoci a votare presidente della Repubblica Carla Ruocco dei Cinque Stelle!». Andrea Mazziotti, presidente della commissione Affari costituzionali, di Scelta civica, spiega così il suo paradosso: «Le votazioni in corso sui giudici della Corte Costituzionale e il quorum dei tre quinti che sarà necessario per la elezione dei Capi dello Stato convergono nella stessa direzione: oramai è quasi impossibile fare a meno delle forti minoranze parlamentari, in questa legislatura il Movimento Cinque Stelle». E d’altra parte l’interminabile sequenza di votazioni a vuoto per eleggere i tre giudici mancanti della Corte Costituzionale sembra portare nella direzione che finora il Pd ha cercato a tutti i costi di evitare: un accordo con i Cinque Stelle. Ieri sera il presidente dei deputati Pd Ettore Rosato, che ha sempre attuato la linea - perseguita dal ministro Maria Elena Boschi - dell’accordo esclusivo con Forza Italia, ha cominciato ad aprire uno spiraglio: «Noi siamo pronti a dialogare con tutti...».
Preso atto dell’impotenza di deputati e senatori ad eleggere i giudici, i presidenti dei due rami parlamentari, Pietro Grasso e Laura Boldrini, hanno convocato le Camere in seduta comune per il 14 dicembre e da quel giorno, ad ogni eventuale fumata nera, seguirà l’indomani una nuova seduta alle 19, con la sequenza definita in gergo «ad oltranza». Dunque, le forze politiche si sono date dieci giorni per sbloccare l’impasse. L’ultima fumata nera, due sere fa, ha confermato che l’accordo a tre Pd-Ncd-Forza Italia, sulla carta in grado di superare abbondantemente il quorum di 575 voti, non regge l’urto del voto segreto. Troppo divisi al proprio interno i tre partiti: il professor Augusto Barbera, tra i decani del costituzionalismo italiano, è sceso dai 545 voti del giorno prima a 504, il parlamentare di Forza Italia Francesco Sisto è sceso da 527 a 493, mentre una accademica siciliana, suggerita da Angelino Alfano, Ida Nicotra, si è attestata a 427 voti. Tre candidati sostenuti dagli stessi partiti (Pd, Ncd, Forza Italia) che, non solo, sono restati al di sotto del plafond potenziale, ma ognuno di loro continua ad ottenere performances molto diverse dagli altri: la prova definitiva che le tre forze politiche sono attraversate da fazioni interne così incisive da impedire una fumata bianca. Due giorni fa Danilo Toninelli, plenipotenziario M5S per le questioni istituzionali, aveva annunciato una svolta, facendo capire che se il Pd avesse rinunciato ad appoggiare il candidato di FI Sisto, a loro volta i grillini avrebbero fatto cadere il loro veto sul professor Barbera. Un abile escamotage per far convergere il Pd sul candidato caro al M5S, il professor Franco Modugno e consentendo al partito democratico di far eleggere il proprio. Dalla cabina di regia del governo, Maria Elena Boschi ha chiesto a Rosato di tenere sulla linea del patto con Forza Italia e con Gianni Letta, che tratta la questione. Ma poi l’ennesima fumata nera ha consigliato al governo di prendersi dieci giorni. Per cambiare partner e anche candidati? Sembra essere questo il consiglio del presidente del Senato Pietro Grasso: «Einstein diceva che “fare sempre la stessa cosa e aspettarsi risultati diversi è follia”».