La Stampa 4.12.15
Editoria, indipendente è bello
Piccoli e medi crescono di più
Si apre oggi a Roma la Fiera “Più libri più liberi”. Secondo un’indagine Nielsen il mercato potrebbe uscire dalla recessione
di Mario Baudino
Il mercato del libro sta uscendo dalla recessione. Ma proprio in questo 2015 segnato dalla grande acquisizione di Rcs da parte di Mondadori emerge alla Fiera della piccola e media editoria che si apre oggi a Roma (fino a martedì all’Eur, Palazzo dei Congressi, organizzata dall’Aie, l’associazione degli editori), un dato a sorpresa: i «piccoli» e «medi» sono andati bene. Meglio della media. Lo si intuisce dalle classifiche dei best seller (che non sono appannaggio esclusivo dei «giganti», anche se da essi vengono per lo più dominate): basti pensare al successo di Elena Ferrante per e/o o ai Camilleri e in genere ai giallisti di Sellerio.
C’è però un’indagine Nielsen (l’istituto che tra le altre cose segue l’andamento dei libri) che lo conferma. I dati verranno diffusi oggi, ma il senso generale è chiaro. Sono stati presi in esame editori con un fatturato tra zero e 13 milioni, arrivando cioè fino a e/o e Sellerio, che ormai tanto «medi» non sono più. E tuttavia, da zero a tredici, dal punto di vista del lavoro editoriale, si individua un’area con caratteristiche precise: quella che sembrava più in pericolo. L’altro giorno l’amministratore del Gruppo Mondadori (e presidente della nuova Mondadori libri), Ernesto Mauri, ribadiva in un’intervista al Corriere la convinzione che le dimensioni, la «massa critica» sono indispensabili per poter competere in un mercato difficile come quello italiano. Dove il «piccolo», l’indipendente, parrebbe sempre sul punto di ritrovarsi fuori gioco.
Ma potrebbe anche non essere così. Sandro Ferri, forte dei successi di e/o, propone un’alternativa: «Quella logica di aggregazione è sicuramente necessaria se si cercano margini di redditività maggiore, ma rende impossibile un’editoria di ricerca, che su certi titoli può, anzi deve perdere qualcosa. E’ verissimo che bisogna far tornare i conti, ma ci sono varie possibilità di interpretare questa esigenza. La maggioranza dei libri che pubblichiamo noi è sicuramente in perdita: una perdita imprescindibile, se si vuole rischiare, fare ricerca e non solo inseguire il possibile best seller. I titoli che vanno bene, e per fortuna ce ne sono, aiutano poi l’intero catalogo».
Sono ruoli, persino destini diversi, che possono anzi devono convivere. Ma è una convivenza per niente facile. Proprio i piccoli e medi editori, attraverso il loro responsabile all’interno dell’Aie, Antonio Monaco (edizioni Sonda di Casale Monferrato) presentano oggi una sorta di appello-manifesto.
«Il mercato dal 2010 si è ridotto del 25 per cento - ci ricorda Monaco - per ripartire è necessario ripensare le regole. Domani ci sarà un gruppo, la Mondadori, che ha il 38 per cento del mercato e il 50 per cento della presenza in libreria. Forse non è il caso di dare questo ulteriore premio di maggioranza; librai e soprattutto catene di librerie devono ripensare la situazione con noi e tutti gli altri, attraverso un legame più stretto con gli editori. Spesso proprio noi organizziamo manifestazioni culturali di grande importanza, partendo magari da una piccola libreria editrice. Non sempre gli enti locali se ne rendono conto. Chiediamo allora a tutti gli interlocutori possibili di valorizzare con noi libro e lettura». I numeri e le statistiche dicono che è possibile.
Il mercato nel 2015 avrà una piccola variazione positiva rispetto all’anno precedente. A fine ottobre segna un -1.6% di fatturato, pari circa a 14 milioni di euro in meno rispetto allo stesso periodo del 2014, ma senza considerare gli e-book e le vendite di Amazon, che non comunica i suoi risultati. La previsione dell’Aie è che alla fine si possa arrivare a un segno positivo.