mercoledì 30 dicembre 2015

La Stampa 30.12.15
Il primo scoglio sono le unioni civili con l’adozione dei figli del partner
di Carlo Bertini


Il nodo ancora aperto della legge sulle unioni civili che approderà in Senato a fine gennaio è questo: nel testo attuale sarà possibile per il partner adottare i figli naturali dell’altro partner. E il bivio ora è tutto politico e può essere riassunto così: svincolare o meno le unioni civili da un accordo di maggioranza con le forze che sostengono il governo, quindi con i centristi. E sarà non senza conseguenze sia una decisione che l’altra, perché approvare la legge tanto attesa con una maggioranza trasversale e i voti dei grillini può avere ripercussioni sul governo; mentre chiudere un accordo con i centristi rinunciando al punto sub judice delle adozioni, può comportare magari un placet del mondo cattolico, ma anche esporre il Pd ad attacchi da sinistra controproducenti in mesi di campagna elettorale. Anche se il varo di una legge che avrebbe una portata storica in Italia, ragionano nel Pd, sarebbe comunque un argomento forte per smontare queste critiche. Il nodo andrà sciolto in un’assemblea dei gruppi parlamentari.
Il premier nega lo stralcio
In ogni caso, il premier è determinato a portare a casa la norma simbolo dei diritti civili al più presto: e ieri, pur negando che l’urgenza sia legata alle elezioni amministrative, anzi spiegando che per lui sono un «fatto di giustizia, equità e dignità», è stato chiaro: «Le unioni civili sono un tema che divide anche dentro il Pd, ma c’è la grande occasione di una discussione seria senza steccati ideologici. La legge ci vuole e va fatta nel 2016, io non mi tiro indietro e la discussione deve essere rapida». Così come è stato chiaro sul nodo più delicato, quello delle adozioni, perché «depurare dalle posizioni politiche la legge sulle unioni civili non riguarda lo stralcio della stepchild adoption, che nasce come proposta della Leopolda nel 2012 e che abbiamo appoggiato sin da allora».
Il fronte cattolico
Ma chi segue questa materia sensibilissima ammette che è una vicenda delicata sia negli equilibri parlamentari, sia soprattutto nel rapporto di autonomia e collaborazione con la Chiesa. Il problema vero dunque non sono solo i cattolici di Udc e Ncd, subito saliti sulle barricate contro la possibilità di adottare il figlio del partner anche nelle coppie omosessuali. «Lo stralcio della stepchild adoption è necessario per il varo di una normativa condivisa dalla maggioranza che sostiene il governo», dice Schifani. E mentre i bersaniani già plaudono al premier per aver fatto chiarezza sul punto critico, quelli di Sinistra Italiana già caricano le armi. «Mi auguro che Renzi non si pieghi ai diktat di Alfano e Formigoni», dice il capogruppo di Sel Arturo Scotto.
Insomma la linea è che le unioni civili si faranno, ma sulle adozioni ci sarà da discutere. Già se ne è parlato in una commissione interna al Pd di dieci senatori e deputati. I più cauti scommettono che se il nodo adozioni dovesse pregiudicare l’approvazione della legge, si valuterà se stralciarlo o meno. Siccome il parlamento deve rivedere a breve la riforma del sistema complessivo delle adozioni, spiega un dirigente Pd, potrebbe essere utilizzata quella sede dopo il varo della legge sulle unioni. Oppure tentare una mediazione, magari concedendo che possano essere adottati solo i figli minori della coppia già nati da precedenti relazioni, per fugare i dubbi di chi teme che le adozioni diventino l’anticamera di una maternità surrogata.