martedì 29 dicembre 2015

La Stampa 29.12.15
Egalité addio
La Francia litiga sui doppi passaporti
di Cesare Martinetti


Mentre il suo Ps si sta frantumando sotto i colpi dello stato di emergenza, François Hollande incassa la solidarietà più inattesa e avvelenata, quella del Front National di Marine Le Pen. I quattro deputati frontisti, tra i quali Marion Marechal Le Pen (la nipotina) hanno annunciato che voteranno a favore della contestatissima misura della decadenza della nazionalità per i condannati in via definitiva per fatti di terrorismo in caso essi siano di doppia nazionalità. Detto altrimenti dei figli di immigrati nati in Francia: quella categoria a cui appartengono i terroristi che in quest’anno terribile hanno insanguinato il Paese, da Charlie Hebdo (7 gennaio) al Bataclan (13 novembre). Tutti, appunto, di cittadinanza francese oltre che della patria di origine dei genitori.
Il Front national
Per i deputati di Marine Le Pen non è difficile spiegare l’adesione alla misura che dovrebbe (se il Parlamento a congresso l’approverà a febbraio) venire iscritta nella costituzione: si tratta infatti di uno dei cavalli di battaglia del Front. Florian Philippot, il vice di Marine Le Pen, ha espresso un commento quasi mistico per definire la scelta del presidente: «Hollande è stato toccato dalla grazia». Molto incerto è al momento il voto della destra repubblicana di Sarkozy. Del tutto aleatorio quello del Ps totalmente scompaginato dalla determinazione di Hollande che per il momento ha un solo alleato dichiarato, il primo ministro Manuel Valls: «Andremo fino in fondo». A Valls – una vera rottura nel campo degli «hollandisti» - ha replicato Jean-Marc Ayrault, suo predecessore a Matignon: «Tutti i francesi devono essere uguali di fronte alla legge».
Un Paese diviso
Ecco, questo è il punto di fondo di questo dibattito che appartiene alla categoria più amata dai francesi: laceranti divisioni sui principi di una misura che non avrà pochissime applicazioni concrete. La «déchéance», la decadenza della nazionalità francese è una rottura nel principio di «égalité», come se si tornasse indietro dai principi della Rivoluzione del 1789. È un ritorno al «diritto di sangue» e la messa in discussione del «diritto di suolo», come ha detto sanzionandolo un altro degli storici amici di Hollande, l’avvocato Jean-Pierre Mignard, presidente dell’Alta Autorità etica del Ps. Le defezioni socialiste sono già numerose ed eccellenti: dal sindaco di Parigi Anne Hidalgo a Martine Aubry, icona della sinistra, il ministro dell 35 ore e sindaco di Lille. E ieri Hollande ha incassato anche il discredito di Gilles Kepel, uno dei maggiori specialisti francesi di mondi arabi. «Ho votato per Hollande, lo rimpiango amaramente». Per Kepel, tra i primi a denunciare i rischi della spirale jihadista nelle banlieues, il presidente parlando di guerra in Francia è caduto nella trappola dei terroristi.
Il Presidente Hollande
E Hollande? In questa tempesta polemica è rimasto silenzioso. Parlerà il 31 nel messaggio di fine anno. Il suo calcolo è però abbastanza scoperto: le elezioni regionali di dicembre hanno decretato che il Front National è ormai stabilmente il primo partito, con il 30 per cento dei voti. La sfida nella presidenziale 2017 sarà dunque quella di guadagnare il ballottaggio per arrivare al testa a testa con la Le Pen. Sarkozy, il grande rivale di Hollande, è uscito con le ossa rotte e dunque il socialista punta ad essere lui lo sfidante di Madame dove confida di vincere perché – almeno per ora – la metà più uno dei francesi rifiuta la figlia del duce nero Jean-Marie Le Pen. L’ostinazione sulla «déchéance» nasce da questo schema: mettere completamente fuori gioco la destra di Sarkozy e sfidare Marine Le Pen allo sconto diretto. Cinico? È la politica di questo tempo di guerra.