martedì 22 dicembre 2015

La Stampa 22.12.15
I politologi: “Non usate la Spagna per giustificare l’Italicum”
Ventura e Pasquino attaccano, D’Alimonte con Renzi-Boschi
di Francesca Schianchi


La prima a usare una lente tutta italiana per leggere le elezioni spagnole è la ministra delle Riforme Maria Elena Boschi, domenica sera via Twitter: «Mai come stasera è chiaro quanto sia utile e giusta la nostra legge elettorale #Italicum». Poi, a dare la stessa chiave di lettura è Matteo Renzi: «Sia benedetto l’Italicum, davvero. Con la nuova legge elettorale ci sarà un vincitore chiaro». Dinanzi al risultato di Madrid e alla mancanza di una maggioranza certa, qui dalle nostre parti ciascuno dà la propria interpretazione. A sinistra fa sognare il risultato di Podemos: ieri è rimbalzata sui social network una lettera-appello di «un gruppo di persone appartenenti a realtà politiche e sociali», rilanciata da Sinistra italiana, per «costruire un nuovo soggetto politico» a Roma il 19, 20 e 21 febbraio. Tra i renziani, invece, lo stallo iberico appare come la prova che il doppio turno dell’Italicum è il migliore per garantire al Paese un governo.
«Scatenamento renzini che vedono in situazione Spagna prova bontà Italicum. Studiassero invece che giocare al piccolo politologo su Playstation», sferza via Twitter la politologa Sofia Ventura. «In un panorama frammentato, con un sistema come l’Italicum arriva a governare chi ha magari preso il 20% al primo turno, e forse con anche un’alta astensione», spiega la professoressa bolognese: «C’è il rischio che il primo populista di turno approfitti di un sistema come il nostro per arrivare a governare». Altrettanto scettico sull’utilità dell’Italicum il collega Gianfranco Pasquino, che invita via Twitter «quelli che volevano sistema elettorale spagnolo in Italia» e «ora suggeriscono Italicum alla Spagna» a «tacere senza sparare caxxate». Letture che non trovano d’accordo il politologo Roberto D’Alimonte, da sempre difensore della legge: «Perché le preferenze espresse al secondo turno devono valere meno di quelle espresse al primo? In Francia, se non avessero contato le seconde preferenze, il Front National governerebbe in sei regioni». In Italia, stando ai sondaggi, a oggi il ballottaggio sarebbe tra Pd e M5S, a meno che tutti i partiti di centrodestra non si unissero in una sola lista. Perché la legge prevede premio alla lista, non alla coalizione: e, insiste il vicesegretario dem Guerini, non sono «minimamente» previste modifiche. Nonostante le richieste della minoranza, e la lettura «radicalmente» diversa da quella di Renzi di Bersani: «In una società moderna, la governabilità non può essere una camicia di forza», non si può «blindare in modo ortopedico l’opinione della gente» altrimenti ci si predispone «a qualche tsunami».
La sinistra esulta immedesimandosi in Podemos. Il Pd torna a dividersi sull’Italicum. E il M5S, che D’Alimonte definisce come «Podemos e Ciudadanos insieme», rivendica di essere il vero cambiamento «storico, inarrestabile».