La Stampa 20.12.15
Salvini applaude il falco Brunetta e Berlusconi rinuncia a cacciarlo
Forza Italia nel caos: l’ex Cav organizza una fronda per sostituire i capigruppo, ma è costretto a confermarli
di Ugo Magri
Doppia vittoria di Brunetta, che sventa una congiura interna intesa a disarcionarlo da capogruppo (con l’avallo secondo molti dell’ex Cavaliere in persona). Come se non bastasse, Brunetta incassa pure un pubblico interessato peana da Salvini, il quale lo ringrazia per il vigore con cui si sta battendo in chiave anti-Renzi e idealmente lo colloca quale nuovo trattino di congiunzione, quasi garante dell’alleanza tra Forza Italia e la Lega: proprio il ruolo chiave che ai tempi di Bossi veniva esercitato da Tremonti. L’aspetto straordinario è che, per ritagliarsi questo abito, Brunetta non ha dovuto nemmeno muovere un dito perché Berlusconi ha fatto tutto da sé.
Caccia al sostituto
Per settimane il Fondatore si era mostrato comprensivo nei confronti dei deputati «azzurri» che andavano in processione da lui a lamentarsi, «Brunetta ci maltratta, Brunetta esagera contro il governo, se lui rimane capogruppo noi ce ne andiamo...». Con alcuni Silvio si era messo a dare suggerimenti su come defenestrarlo: raccogliete 20 firme per le sue dimissioni, dopodiché ci penserò io. Nelle innumerevoli chiacchierate Berlusconi aveva delineato molti identikit del potenziale sostituto, una volta somigliante all’ex ministro Vito, la volta dopo con le fattezze del deputato calabrese Occhiuto, da ultimo coincidente con il volto telegenico di Mara Carfagna.
La ritirata
Contemporaneamente il Cav si era dato da fare per sbarazzarsi dell’altro capogruppo, Paolo Romani, dal momento che con Brunetta «simul stabunt simul cadent» avrebbero detto i latini, cioè si reggono a vicenda: l’uno spingendo la linea politica verso l’opposizione, l’altro (Romani) tirando invece nella direzione del premier e della Boschi. Insomma, «via entrambi» era il piano di Berlusconi. Che aveva in animo di presentare il nuovo libro di Vespa sulle «Donne d’Italia» tenendo alla propria sinistra la Carfagna e alla destra la senatrice Anna Maria Bernini: una chiara designazione di entrambe a capo dei rispettivi gruppi. Però in extremis qualcosa è successo, le locandine della presentazione sono state cambiate (se ne trova traccia sul web), e giovedì da Vespa Silvio si è presentato tutto solo. Intelligentemente, Bernini pare si sia tenuta alla larga dal complotto, forse presagendo quanto poi ieri è accaduto: «Repubblica» ha raccontato dei pourparler tra Berlusconi e Carfagna, Brunetta ha preteso spiegazioni dal leader e questi, dopo avere lanciato il sasso, ha ritirato la mano. Diramando una nota ufficiale che smentisce qualunque sua riserva su Brunetta e addirittura gli riconosce una pazienza fuori del comune nei confronti dei «peones».