domenica 20 dicembre 2015

La Stampa 20.12.15
Buio sulle alleanze, l’unica certezza è la fine del bipartitismo perfetto
Addio all’alternanza destra-sinistra: le alleanze saranno una sorpresa
di Emanuele Treglia


Nel 1943 Gerald Brenan pubblicò «The Spanish Labyrint», un libro in cui l’autore ricostruiva il complesso intreccio di problemi che aveva portato allo scoppio della guerra civile spagnola. Oggi, ovviamente, le circostanze e le questioni in ballo sono diverse, ma l’espressione coniata dall’ispanista britannico ben si presta alla descrizione della situazione spagnola attuale.
Seconda transizione
Il Paese di Don Chisciotte sta attraversando la fase di maggior incertezza politica dai tempi della transizione alla democrazia seguita alla morte del dittatore Francisco Franco. Non è un caso che gli osservatori concordino sul fatto che si sta vivendo una seconda transizione. Verso cosa, non si sa. L’unica certezza è che le elezioni che si terranno domenica determineranno la fine di quel bipartitismo «de facto», basato sull’alternanza Partito popolare (Pp)-Partito socialista (Psoe), che ha caratterizzato gli Anni 80. I due partiti emergenti, Podemos e Ciudadanos, competono realisticamente con i tradizionali per conquistare la maggioranza relativa e, salvo sorprese, nessuno otterrà una percentuale inferiore al 15-17%. Indipendentemente da chi sarà il vincitore si prospetta un quadro frammentato in cui, per rendere possibile la governabilità, sarà necessario un accordo tra due o più formazioni, che potrebbe tradursi in una partecipazione congiunta al nuovo esecutivo o in un appoggio esterno alla forza principale.
La strada da percorrere in questo senso è resa accidentata dalla mancanza di una cultura della negoziazione e del patto. C’è da considerare che durante la campagna nessun partito si è sbilanciato indicando quale potrebbe essere il suo eventuale partner governativo, sia per mantenersi aperti margini di manovra, sia perché ciò potrebbe risultare controproducente quando si sta lottando per occupare spazi elettorali che coincidono con quelli dei possibili alleati futuri. A ciò si aggiunga che esiste ancora un’enorme fetta di indecisi (quasi il 40%), per cercare di accaparrarsi la quale le forze politiche han fatto ricorso anche a una spettacolarizzazione della campagna che ha raggiunto livelli inediti, con i candidati che hanno partecipato a popolari programmi tv suonando la chitarra, giocando al calcio balilla o facendo da copiloti in un rally.
Da questi fattori derivano seri ostacoli al momento di azzardare previsioni. Si possono ipotizzare, comunque, alcuni scenari basandosi sui trends evidenziati dai sondaggi. Le inchieste sulle intenzioni di voto segnalano il Pp come probabile vincitore, seguito da Psoe, Podemos e Ciudadanos. Ammettiamo che i risultati rispettino quest’ordine. Il partito di Rajoy potrebbe governare? Il suo unico partner possibile è Ciudadanos però Albert Rivera, almeno stando a sue dichiarazioni, scarta la prospettiva di un appoggio a una formazione screditata dalla corruzione e che rappresenta il «vecchio». Anche nel caso di una disponibilità di Ciudadanos a supportare un governo dei popolari - eventualità non da escludere - bisognerebbe vedere la differenza di seggi tra i partiti. La somma di Psoe e Podemos potrebbe superare quella di Pp e Ciudadanos e, quindi, potrebbe sorgere un esecutivo in cui non partecipa la formazione più votata: è ciò che già accade a livello municipale a Madrid.
Gli altri scenari
Altri scenari potrebbero essere un governo socialista appoggiato anche da Ciudadanos o la ripetizione delle elezioni se non si stabilisce un nuovo equilibrio. Il tutto dipende dalla propensione al dialogo che i partiti dimostreranno da domenica sera e dai risultati reali, che potrebbero smentire i sondaggi. Gli orizzonti, insomma, appaiono fumosi. Il filo di Arianna per uscire dal labirinto spagnolo, complicato da problemi profondi come la disoccupazione e l’irrisolta questione catalana, ancora non sembra averlo trovato nessuno.