domenica 13 dicembre 2015

La Stampa 13.12.15
Norbert Roettgen, presidente della Commissione Affari esteri del Bundestag
“In Libia bisogna agire. L’Ue riempia il vuoto prima che l’Isis dilaghi”
“Ridurre i rifugiati per frenare i populismi”
intervista di Tonia Mastrobuoni


Per fermare l’avanzata di Isis in Libia bisogna «agire subito. E con determinazione». Alla vigilia della Conferenza di Roma, Norbert Roettgen, presidente della Commissione Affari esteri del Bundestag, ricorda che l’Italia «non si è mai sottratta» alle sue responsabilità sulla Libia. Domani il potente esponente della Cdu sarà a Karlruhe per il congresso del suo partito: la discussione sui profughi sarà «molto tosta» ma un cambio alla guida Merkel-Schaeuble «non è realistico».
Dopo l’impegno a partecipare alla missione in Siria soprattutto con mezzi di ricognizione, è possibile che la Germania decida in futuro di mandare truppe di terra?
«Non vedo questa possibilità; almeno non truppe da combattimento. Penso che una chiave per la soluzione della crisi sia coinvolgere le forze sunnite della regione; solo così possiamo togliere all’Isis la giustificazione ideologica secondo la quale agiscono in nome dell’Islam. Le forze che ritengono Isis un pericolo si devono coalizzare».
C’è polemica sul fatto che l’Italia - unico grande Paese Ue - non partecipi alla missione.
«Ogni Paese deve decidere per sé. È importante che, dopo anni in cui abbiamo delegato agli americani la soluzione dei problemi in Medio Oriente, l’Europa si stia prendendo la responsabilità di intervenire nell’area. Credo che l’intervento in Siria sia necessario. L’Italia non ha partecipato, ma oggi ha organizzato una grande conferenza internazionale sulla Libia. Indipendentemente dal risultato, ci sarà bisogno di interventi per garantire la sicurezza e non penso si possa dire che l’Italia si sia mai sottratta».
L’avanzata di Isis in Libia ha subito un’accelerazione netta, nelle ultime settimane.
«È vero, l’Isis si sta allargando in Libia, anche se finora ha conquistato singoli luoghi e non territori interi come altrove. È importante battere Isis in Libia subito e con grande determinazione. Perciò la conferenza di Roma è importante. Se avrà successo, se si riuscirà a formare un governo unitario, avrà comunque bisogno di un aiuto esterno. Se non avrà successo, se in Libia resterà il vuoto di potere, bisognerà fare in modo che non sia riempito da Isis. In ogni caso ci sarà bisogno dell’Europa, lì e altrove».
Domani lei sarà al congresso del suo partito a Karlsruhe, che si preannuncia il più difficile per Angela Merkel. La mozione dei vertici fa discutere: esprime la linea della cancelliera omettendo di citare un tetto per i profughi.
«Credo ci sarà una discussione molto tosta. Anch’io penso che stabilire un limite ai profughi non sia una soluzione. È assurdo pensare che una tragedia umanitaria di queste proporzioni possa essere affrontata chiudendosi entro i confini nazionali: serve una soluzione europea».
Qualcuno pensa che Merkel rischi di lasciare prima del 2017 a favore di Schaeuble.
«Non è uno scenario realistico. E penso che una chiara maggioranza deciderà a favore della mozione dei vertici. I delegati sanno che un confronto troppo duro non è nell’interesse del partito: la situazione è difficile, indebolirebbe tutti. Ma è chiaro che dobbiamo anche rispondere alla richiesta di una riduzione degli arrivi. Alla fine la Cdu non metterà in discussione i vertici».
Perché ci sono polemiche così forti sul tetto ai profughi?
«È diventato un grande tema perché molte persone hanno l’impressione che lo Stato perda il controllo, altri temono di perdere la loro identità, altri ancora hanno paura che l’Europa non funzioni perché non riesce a garantire solidarietà e a fermare l’avanzata delle destre. Tutto questo produce insicurezza, ecco perché la discussione sul limite è diventata così importante».
C’è il rischio di una Le Pen anche in Germania? Afd è al 10% in molti Land.
«Per ora non vedo questo rischio. Ma le paure che ho appena descritto vanno prese sul serio: sono il terreno ideale per il populismo di destra».